“Nino, non aver paura di sbagliare un calcio di rigore, non è mica da questi particolari che si giudica un giocatore…”
Certo, verissimo, è da ben altro che un calciatore si distingue, si fa notare: talento, fantasia, coraggio. Tutti siamo d’accordo con il vate romano, d’altronde tutti, in qualche campo e campionato amatoriale, ci siamo dati forza cantando mentalmente la melodia gregoriana appena dopo aver fallito un penalty, magari anche decisivo.
Stesso ritmo, identica melodia ‘motivava’ Antonio Matera, sottofondo ideale per la nevrastenica passerella centrocampo-area di rigore, per affrontare a tu per tu l’estremo difensore del Monopoli. È l’ultimo, decisivo rigore. Pallone posato con cura sul dischetto, sguardo statuario e “(Anto)Nino, non aver paura”: tiro di collo pieno e..fuga verso i quarti di Coppa Italia di SerieC.
“Credo che solo il calcio sappia regalarti certe emozioni – si confessa il numero 11 rossoblù -, emozioni terribili e splendide insieme; nel giro di pochi secondi passi dall’angoscia alla ‘libidine’ – continua, ridendo, Antonio – perché è una responsabilità enorme quella di calciare il rigore decisivo; lo è per la squadra che ha combattuto ogni pallone fino allo sfinimento, lo è per il mister e il suo lavoro, lo è soprattutto per i sogni di uno stadio che ti ha sostenuto, cantando sempre, per 120 minuti. Non potevo sbagliare con gli occhi della Ovest addosso, non potevo né per loro né..per me: avessi fallito, non voglio nemmeno immaginare (dato il cognome che porto) cosa sarebbe successo!”.
Eh già, il cognome. Antonio, primo acquisto per la stagione 2018/2019, al Potenza ha detto immediatamente sì, consapevolissimo fin da subito che il suo cognome non era uno qualsiasi, avrebbe pesato sempre qualche grammo in più sulla sua schiena in ogni sua giocata. Eppure..
“Non ho avuto alcuna titubanza in merito al mio trasferimento. Giocando ad Andria, avevo avuto comunque modo di seguire il Potenza in serie D: mi avevano colpito non solo i grandi risultati sportivi in stagione, ma, direi, anche l’ambiente, che a Potenza è caldo e appassionato. Al mio procuratore ho detto subito che avrei accettato: a una piazza così è impossibile dire di no. Anche e, soprattutto, se ti chiami Matera – ride di gusto – perché, così, hai ancora più forza e motivazione per abbattere le reticenze dei tifosi ed entrare, dopo, nei loro cuori”.
“Un giocatore lo vedi dal coraggio, dall’altruismo e dalla fantasia”.
Così, in campo, è Antonio. Proprio riguardo alla sua posizione, al ruolo che predilige maggiormente, Antonio, secco, risponde:
“Non ho alcuna preferenza. Posso dire – questo sì – che ho giocato di più come play basso, ma sono pronto a ricoprire ogni ruolo, non solo del centrocampo, ma di ogni parte in cui il mister dovesse ritenere opportuno schierarmi. In un collettivo, le uniche cose che contano sono la disponibilità, l’attitudine al sacrificio, il desiderio di offrire il tuo ‘petto’ per il compagno che ti è accanto a ‘combattere’”.
Ad Antonio – autentico ‘Vaschiano’ -, schietto e audace come sul manto verde, chiedo , in maniera benevolmente provocatoria, se vede la propria carriera come quella di “Una vita da mediano”.
“Una vita da mediano? Certo – ride di gusto Matera – ma solo se ‘Vado al massimo, a gonfie vele’, perché se ‘siamo vivi, tutto può succedere’.”
Liga-Vasco, Matera – Potenza: all’ombra del Viviani tutto questo è possibile. Del resto, ‘Siamo solo noi..Potenza’!