“Per chi, come me, gioca con la stessa immutata passione di quando ha messo piede per la prima volta su un campo di calcio, tornare a Potenza è stata la decisione più semplice: qui, l’unico imperativo è essere veri appassionati, al di là della vittoria o della sconfitta, del ‘magico Potenza’: non conosco molte piazze che portano in trasferta così tanti tifosi. Potenza, come me, vive di passione, è passione”.
Dettori ha le idee ben chiare: giocare ancora nella ‘sua’ Potenza a distanza di ben 10 anni è stata una questione di cuore, una decisione assai semplice da prendere, a quanto sembra, per il numero 5 rossoblù: “In estate non aspettavo altro che la chiamata di Potenza perché – non mi annoia ripeterlo – è una realtà che ti fa vivere il calcio in maniera unica: dai tifosi allo stadio, fino alla gente che incontri per strada, tutti sono animati da uno spirito calcistico talmente passionale che non ti sembra di giocare il Lega Pro, ma in serie A. Ha questo effetto il calore della gente, un effetto che raggiunge un livello altissimo, raramente vissuto in altre realtà”.
Eppure, il numero 5 rossoblù, di campi come quelli di serie A – vedi Chievo – o di serie B – Avellino, Pescara, Triestina – ne ha calcati, e da protagonista.
Qual è il segreto di Dettori che, arrivato giovanissimo tra i professionisti, si è sempre distinto ad altissimi livelli per tutta la carriera?
“Il segreto – risponde il centrocampista – è molto semplice: risiede nella voglia che hai nel sudarti, ogni giorno, il tuo ruolo in questo mondo, nella tua squadra. Un allenamento o una partita, non sono altro che il costante banco di prova, sempre nuovo, per consolidare il tuo status, anzi, per superarlo addirittura. Perché, – confessa – solo chi non si considera mai arrivato e che, al contrario, lavora sempre per trovare il proprio optimum, riesce a essere sempre ‘sulla breccia’. Io vengo da un calcio in cui non ti veniva regalato mai nulla, ma in cui tutto, se sudato, ti veniva giustamente riconosciuto”.
Se all’anagrafe compare Francesco ma tutti, a Potenza, ti chiamano con il confidenziale ‘Ciccio’, è forse perché, nel 2006, hai realizzato i sogni dei tifosi allo stadio, guidando, con giocate strepitose, la loro squadra alla conquista della ‘vecchia’ C1.
“Il ‘Ciccio’ di oggi che, guardandosi indietro, vede il ventunenne Dettori approdare a Potenza 14 anni fa, cosa gli direbbe?”
“Gli sorriderei e gli lascerei compiere tutte le cose che io poi ho fatto perché annunciargli che in questa città potrebbe trovare tutto l’amore possibile, compreso quello coniugale, credo lo sconvolgerebbe abbastanza! – ride di gusto Dettori. Gli direi solo di non demordere mai, di continuare a lavorare sodo perché arriverà un giorno in cui gioirà persino di tutti gli ‘schiaffi’ e di tutte le delusioni che avrà dovuto patire per non essersi mai sottratto al proprio senso del dovere, sul campo come nella vita: tutto questo lo farà sentire uomo, un uomo di Potenza, un Dettori che diventa, per tutti, ‘Ciccio’”.
Preparazione e ingredienti per un piatto ‘alla Dettori’:
- versare in abbondanza del ‘senso del dovere’ in un ragazzo 21enne di Sassari;
- mescolare l’impasto con un’emulsione di ‘duro lavoro’, aspettando che quel ragazzo ‘cresca’;
- aggiungete una pizzico (quanto basta) di ‘cazzimma’;
- bagnate (a volontà) di ‘umiltà’ l’intero composto;
Se alla fine della ricetta avrete utilizzato tutti gli ingredienti, consigliamo di aggiungere – per dare un tocco personale – una spolverata di PASSIONE: Potenza ora può gustarsi il proprio Dettori, anzi, il suo ‘Ciccio’.