“É quando in tanti cambiano idea – persino sottoscrivendo documenti diversi e opposti in poche ore- che si prova il sottile e gratificante piacere della coerenza. Dunque, non mi rassegno e insisto, a rischio di rimanere isolato a combattere una guerra persa come l’ultimo dei giapponesi: elezioni a giugno!”. Lo dichiara in una nota Salvatore Margiotta, Senatore PD, Componente Direzione nazionale, sottolineando come “questa legislatura, nata male e senza numeri, anche per errori gravi della dirigenza PD dell’epoca, era sopravvissuta con un solo obiettivo, quello delle riforme. In suo nome, le vestali che si scandalizzano oggi del rapporto con ALA di Verdini o con Ncd di Alfano, facevano in quei giorni accordi con Verdini, Alfano e Berlusconi”, dice Margiotta. “Sopravvissuta per fare le riforme, non é corretto che la legislatura sopravviva al fallimento -di cui il Paese pagherà prezzi altissimi- delle riforme, e quando con estrema coerenza Renzi si é dimesso, il mandato al Governo Gentiloni, della Direzione nazionale, era vincolato alla vicenda leggi elettorali. La sentenza della Consulta é autoapplicativa; si puó votare”, ribadisce il senatore vicino a Matteo Renzi, “si dice: necessaria omogeneità? Omogeneità che non aveva il Porcellum, non aveva il Mattarellum ed ancor meno avevano le leggi precedenti. Per decenni si é votato con proporzionale e pluripreferenze alla Camera e collegi uninominali al Senato. Quelle attuali lo sono molto di piú. E comunque, se lo si volesse davvero, in pochi giorni si potrebbero rendere omogenee le leggi, invece si lavora per la palude, con il solo obiettivo di logorare PD e sua leadership, incuranti di logorare così il Paese. E temo che molti nel PD chiedano Congresso con il medesimo scopo. Per questo e per tanto altro, per quanto nelle mie possibilità, sarò l’ultimo dei giapponesi: elezioni a giugno!”, conclude Margiotta.
Clarissa Domenicucci
Ufficio stampa