“Ma dove sei,
triste felicità?
Ti ho cercata
Dappertutto,
ma ho trovato, soltanto,
la tua fama
(..)”
Si apre così l’ultima opera di Silvia Spaventa Filippi, insegnante di Varese, nipote del grandissimo giornalista lucano, aviglianese, Silvio Spaventa Filippi, fondatore, nel 1931, del “Corriere dei piccoli”, sul quale Silvia continua a scrivere saggi, proseguendo l’opera del nonno.
La felicità è lo stato d’animo verso cui tende il nostro animo, la cui ricerca è al centro della meditazione epistolare che nasce tra un’insegnante appassionata di letteratura e la figlia violoncellista, da cui sorge un patrimonio di emozioni, ricordi, vive sensazioni e struggenti rivelazioni.
«È un racconto autobiografico che ha, però, proiettato la mia situazione tra qualche anno, quando mia figlia sarà più grande. – rivela l’autrice – Per me la felicità non è che una serie di attimi che appartengono alla nostra memoria e che dobbiamo recuperare».
Una riflessione, dunque, sul concetto di felicità e il recupero della memoria di un’importante figura storica del nostro territorio sono stati i temi chiave al centro del dibattito che si è tenuto sabato 12, presso il Chiostro del Palazzo di Città di Avigliano, a cui hanno preso parte le classi terze della scuola secondaria di primo grado dell’Istituto Comprensivo “Avigliano Centro”. L’evento, che ha concluso il ciclo di incontri “(S)quiLIBRI letterari” organizzato dall’Associazione culturale “L’Abete”, ha visto al tavolo del relatori il giornalista Rocco Brancati, la Dirigente dell’Istituto Comprensivo Adriana Formetta, il presidente del Circolo Culturale Silvio Spaventa Filippi, Santino Bonsera, l’autrice del libro, la presidente de “L’Abete”, Stefania Guglielmi, e il sindaco Vito Summa, accompagnati dalla voce narrante di Gianluca Genovese.
«È l’occasione per tornare a parlare di una figura ancora fortemente presente nella nostra comunità, Silvio Spaventa Filippi; – afferma il Sindaco Summa – è l’occasione per creare un ponte tra chi sta qui e chi ha solo un’immagine idealizzata di questo luogo, dettata dai racconti. » Silvia torna, infatti, nella sua terra d’origine dopo trent’anni (custodendo di Avigliano il ricordo di un paesino con case bianche sempre innevate), per presentare ai ragazzi, suo pubblico prediletto, un percorso alla ricerca della felicità, che non è quella effimera del mondo di oggi: “tra le tante parole scritte puoi trovare la chiave per aprire la felicità”, riporta il libro, perché la felicità esiste, sebbene sia fatta di piccoli momenti e non di uno stato d’animo costante e definito. E anche nella scuola esistono momenti di felicità, che bisogna saper cogliere: è l’invito della preside Formetta ai suoi ragazzi.
Il libro inizia con la scoperta di un fondale di una vasca, da parte di una bambina: quell’incontro con il mare, allegoricamente, rappresenta il momento in cui il ragazzo apre gli occhi sulla realtà e inizia a vederla attraverso il suo stato d’animo. Questo libro, dunque “è un viaggio intorno a sé, alla propria esistenza: recuperando il passato, la protagonista vuole ricomporre il quadro della propria esistenza, mettendo in luce ciò che ha avuto più significato nella vita” (S. G. Bonsera).
Mariassunta Telesca