I maggiori analisti esordiscono tutti con la stessa frase: dalla crisi si esce solo se riparte l’edilizia settore anticiclico per antonomasia!
Si pensi allo straordinario effetto moltiplicatore che ha l’edilizia verso tutti gli altri settori: ogni milione investito in edilizia ne genera 3,374 in più, l’edilizia è l’unico settore che acquista bene e servizi per oltre il 90% da tutti gli altri settori merceologici e 80% di questi sono prodotti all’interno del territorio Nazionale; quindi se veramente si vuole uscire dalla crisi occorre mettere in campo tutte quelle politiche attive in grado di stimolare e consolidare la ripresa del settore; in particolar modo nel Mezzogiorno d’Italia dove l’edilizia , per alcuni aspetti, è l’industria, da questa iniziativa deve partire un segnale forte al Governo Nazionale e a quello Regionale: occorre passare dalle parole ai fatti.
L’edilizia Lucana, in tutte le sue accezioni di comparto, relative sia al mercato di opere pubbliche che al mercato privato, si è avvitata in una spirale regressiva, come del resto tutto il paese con picchi maggiori nel mezzogiorno d’Italia, crisi che ha avuto inizio nel 2008, e che si è arrestata solo nel 2015 .
Bisogna analizzare i primi mesi del 2016 per riscontrare una inversione di tendenza , ma i numeri del settore pre-crisi sono lontani e forse mai più raggiungibili, occorre cogliere e aiutare la ripresa per consolidarla e renderla strutturale.
Il Nuovo codice degli appalti, senza entrare nel merito per questioni di tempo, sta rallentando le procedure di gara.
Le gare non vengono bandite ne col vecchio codice, il famoso 163 del 2006, ne col nuovo il 50 del 2016 in quanto carente ancora dei decreti attuativi e poi tutto il rispetto per il magistrato Cantone, ma io non penso che tutto possa risolversi con l’intervento di ANAC, Autorità Anticorruzione.
Senz’altro c’era bisogno dell’Autorità Anticorruzione , ma occorre stare attenti e farne uso adeguato , altrimenti gli effetti saranno quelli opposti rispetto a quelli di cui ha bisogno il settore : i tempi intercorrenti tra la programmazione e la realizzazione dell’opera si allungheranno sempre di più con conseguenze negative per il settore e per il paese.
Forse, sarebbe stato opportuno cogliere le indicazioni che venivano dalle parti sociali .
Operazione analoga è stata col D.U.R.C., va bene il durc on line per accorciare i tempi di rilascio, per sburocratizzare e consentire alla P.A. di accelelrare i pagamenti dei S.A.L. ma la sua validità non può essere 180 giorni.
L’allungamento del periodo di validità di questo importante strumento ,di contrasto al lavoro nero e grigio, ne svilisce lo spirito del documento, senza risolvere il problema vero che è quello della congruità, vero dramma per il settore che danneggia lavoratori e imprese sane che subiscono concorrenza sleale per effetto dell’utilizzo di questi strumenti di precarizzazione del mercato del lavoro , ormai il numero delle partite IVA mono committenti nei cantieri ha raggiunto percentuali importanti ; il dato diventa ancora più negativo se prendiamo in considerazione il vero cancro del settore : i voucher, i dati Inps ci dicono che nei primi 6 mesi del 2016 vi è stato un aumento pari al 40%, ed un calo dei contratti a tempo indeterminato , questi lavoratori sono senza diritti oggi e saranno senza pensione domani.
Nello stesso periodo (2008 – 2015) l’occupazione edile ha perso in Italia circa 600.000 lavoratori di cui 6.000 nella Nostra Regione, equivalente a un quarto della forza lavoro complessivamente impiegata, che è quasi tanto quanto i dipendenti della Fiat Sata di San Nicola di Melfi, ma purtroppo tutto passa inosservato, questa è la categoria degli invisibili.
Per passare dalle parole ai fatti occorre in primis stabilizzare gli incentivi sulle ristrutturazioni e invertire le politiche fin qui fatte: basta consumo del suolo, bene ha fatto il Governo ad estendere gli incentivi sulle ristrutturazioni ai condomini.
La Basilicata è una delle Regione d’Italia a più bassa densità abitativa, quindi vi è uno scarso utilizzo e consumo del suolo, ma non possiamo abbassare la guardia , i dati del rapporto di Legambiente ci dicono che nel 2015 nel nostro territorio si è costruito più che nel resto del paese.
Non abbiamo più bisogno di nuove costruzioni civili/abitative, e dobbiamo registrare che i dati forniti dal CRESME (Centro Ricerche Economiche e Sociali Mercato dell’Edilizia) vanno in tale direzione: infatti prevedono un calo di nuove costruzioni pari -2,1%, un aumento di recupero e riqualificazioni residenziali pari all’1,4% ed un aumento delle OO.PP. pari al 3,6%.
Nella Città capoluogo l’invenduto sta raggiungendo numero importanti, con un danno sia per i costruttori che per i proprietari; molte delle aziende Potentine falcidiate dalla crisi, anche grosse e strutturate, hanno chiuso i battenti per effetto dell’invenduto.
Dicevo che l’eccesso di costruito arreca danni anche ai proprietari degli immobili, i quali negli anni della bolla immobiliare hanno acquistato case e contratto mutui, anche condizionati dalla politica delle banche, ed oggi, in alcuni casi, a causa del deprezzamento il valore attuale dell’immobile è inferiore al debito residuo che hanno verso la banca, mandando in fumo i sacrifici e il sogno di una vita.
Si parla spesso di ambiente e di inquinamento, essere ambientalisti ormai va di moda, ma forse molti sottovalutano il fatto che gli edifici costituiscono la fonte delle emissioni dannosa per più del 40% delle emissioni globali, una nuova ottica di sostenibilità è quindi necessaria per l’ambiente, per una ripresa della crescita e dello sviluppo occupazionale del settore, attraverso la realizzazione di interventi di riqualificazioni e nuove costruzioni in grado di innalzare la qualità della vita e del lavoro; ed in questo la cosiddetta Green Economy può tradursi in opportunità di sviluppo per il settore delle costruzioni e per questo l’obbiettivo diventa quello di sostenere e incentivare le azioni che vanno in tale direzione.
Occorre incentivare le poche costruzioni nuove e le molte ristrutturazioni all’utilizzo di materiali eco-sostenibili e per realizzare tutto ciò proponiamo alla Regione Basilicata di destinare una quota delle royalties per incentivare l’utilizzo dei bio-materiali prevedendo in questo territorio, che tanto sta dando al paese in termini di fabbisogno energetico, la costruzione di un distretto sulla edilizia eco-sostenibile, da inserire nel Piano Energetico Nazionale; anche come risarcimento a queste popolazioni e come continuità occupazionale futura quando questa terra non sarà più in grado di estrarre greggio.
Stessa cosa per le OO.PP. noi abbiamo bisogno di programmare le opere che servono e subito dopo passare dalla programmazione alla realizzazione – i tempi non sono una variabile indipendente – basta incompiute! Basta Cattedrali nel deserto! Basta sperpero di denaro pubblico!
Per questo abbiamo deciso di fare una serie di iniziativa su tutte le incompiute , tenere alta l’attenzione e sanare lo statu quo con il completamento dei lavori.
Chiediamo al Governo nazionale di anticipare i famosi 13 miliardi di € stanziati dal Cipe per il biennio 2019/ 2020 al 2017 dove possibile, dando priorità all’edilizia scolastica , al dissesto idrogeologico e all’adeguamento sismico delle costruzioni, per evitare che catastrofi naturali , come l’ultima terremoto del Centro Italia , dove hanno perso la vita 290, non abbiamo effetti così devastanti.
Dobbiamo spendere le risorse per gli adeguamenti sismici e non per la ricostruzione, l’ultimo sisma di qualche giorno fa ha continuato a dimostrarci questo: interi paesi rasi al suolo e a poca distanza dall’epicentro in Umbria a Norcia dove il patrimonio edilizio è stato adeguato alle norme sismiche i danni sono lievi e non vi è stata nessuna perdita di vita umana.
Il Professore Bove dell’Università di Basilicata ha dichiarato che da noi un terremoto di quel grado non avrebbe avuto gli stessi effetti grazie agli adeguamenti simici post sisma.
Passando al tema più specifico dell’iniziativa sulla quale dirò poche cose, sarà il collega a scendere più nei dettagli dell’appalto , voglio solo ricordare che a distanza di sei mesi siamo di nuovo qui ma nei fatti nulla o poco è cambiato, dal nostro sit-in fatto ilo 31 marzo nei pressi della galleria Santa Lucia.
La Programmazione di questa importante arteria, ritenuta strategica e in grado di collegare le popolazioni dell’area Sud ed il traffico proveniente dalla Sa-Rc con il Capoluogo di Regione e con la dorsale Adriatica , risale agli anno 70’ , a distanza di circa 50 anni l’opera non è ancora completata; ed il rischio concreto è che sia obsoleta e quindi non idonea a sopportare l’ingente mole di traffico ancor prima che sia stata completata.
Il completamento di questa importante arteria diventa ancora più urgente e non rinviabile dopo l’ammodernamento del tratto lucano della Sa-Rc ; la nostra Regione , come vado sostenendo da tempo, ha bisogno di una trasversale che colleghi le due estremità, la famosa TRASVERSALE ( Lauria – Candela) , mi rendo conto che il combinato disposto tra lo scarso numero di abitanti, vero dramma per la nostra terra, e l’elevato costo fanno diventare la realizzazione di quell’opera un utopia, ma possiamo immaginare di avere una trasversale minore?
Io penso di si!
Dopo aver completato i lavori di ammodernato della SA-RC, in anticipo rispetto ai tempi previsti, anche qui sfatando il mito che al sud le grandi opere non si possono fare , perché c’è malavita organizzata e non vengono mai ultimate ; se completiamo la Tito-Brienza e diamo corso ai lavori di adeguamento della Potenza-Melfi nei fatti abbiamo realizzato una serie di arterie a scorrimento veloce che mettono in collegamento i due estremi della Regione, passando per la città capoluogo.
E’ di queste ore l’importante e tanto attesa notizia, definita da tutti storica TRENITALIA sta facendo le prove tecniche per collegare anche la Basilicata al resto d’Italia , dotando anche questo territorio di treni ad alta velocità.
I treni ad alta velocità sono soggetti ai costi di mercato e per assorbire, almeno in parte, i costi del servizio, occorre che vi siano un congro numero di cittadini lucani che ne usufruiscano; il numero sarà congruo solo se il resto della Regione è ben collegato al Capoluogo; altrimenti si sceglieranno percorsi alternativi.
Nelle scorse settimane abbiamo assistito ad una polemica sterile ed inutile sull’adeguamento della Potenza-Melfi, fino ad ascoltare dichiarazioni inedite da parte del Capo Compartimento Anas di Potenza il quale sostiene che l’arteria non può essere raddoppiata perché sta sotto il livello di T.M.G. (Traffico Medio Giornaliero).
Le dichiarazioni dell’Anas vanno respinte al mittente, io l’ho dichiarato alla stampa ma lo voglio ribadire in questa importante assise, e mi aspetto che tutta la politica prenda posizioni, il compito istituzionale dell’Anas è la gestione delle strade e non la programmazione del territorio.
La programmazione di un territorio spetta ai cittadini , per il tramite dei sui rappresentanti , e, quindi il raddoppio della Potenza-Melfi lo decidono i Lucani e l’Anas farebbe bene a dedicare le energie per svolgere bene il ruolo che gli è proprio, sul quale avrei molto da dire.
Le stesse opere di ripristino e messa in sicurezza dell’esistente vanno programmate tenendo conto delle esigenze delle popolazioni e dei periodi nei quali devono essere eseguiti i lavori.
E’ inaccettabile quello che è avvenuto e sta avvenendo sulla Tito-Brienza più cantieri aperti contemporaneamente con ingenti danni sulle strade di servizio e enormi disagi per le popolazioni di questo territorio , con danni alle attività commerciali dislocate lungo l’arteria, cantieri in serie che hanno costretto gli automobilisti che la percorrono a veri e propri testi di pazienza , in alcuni periodi ai disagi e alle deviazioni sulla S.S. 95 si sono aggiunte le 3 – 4 interruzioni semaforiche della 598 Val d’Agri.
Per non parlare di quello che sta avvenendo sul raccordo Siggignano-Potenza, cantieri aperti da anni la cui conclusione dei lavori è previsto nel lontano 2018.
Il raccordo Siggignano-Potenza è la porta di acceso a questa Regione e alla città capoluogo è inaccettabile che le lavorazioni richiedano tempi così lunghi, e da tempo che stiamo dicendo ad Anas di convocare le aziende e istituire in quei cantieri a ciclo continuo, in modo da ridurre i tempi per la mesa in sicurezza dell’arteria, utilizzando lo strumento della contrattazione di anticipo.
Come pensiamo di sviluppare questa Regione e di cogliere a pieno tutte le opportunità di Matera 2019 senza ferrovia, senza aereo porti e con un sistema viario a dir poco inadeguato ed obsoleto?
Le infrastrutture sono la precondizione dello sviluppo, un territorio scarsamente infrastrutturato non avrà mai sviluppo, la prima valutazione fatta dalle aziende , per stabilire dove allocare un insediamento industriale, è la infra stru ttu ra zio ne .
Completare la S.S. 95 ( Tito-Brienza) non significa solo realizzare la variante di Brienza, per il completamento dell’intera arteria mancano: la realizzazione dello svincolo di Tito e l’adeguamento dello svincolo di Satriano, ma al momento concentriamo l’attenzione sul VI° Lotto.
Il costo complessivo per la realizzazione e l’adeguamento dei due svincoli è pari a 27 milioni di Euro, di cui solo mezzo milione disponibile riveniente dai fondi FAS; la realizzazione e l’adeguamento di questi due importanti svincoli consentirebbe non solo di ridurre i tempi di percorrenza dell’arteria ma anche la messa in sicurezza della stessa.
ll Finanziamento della Tito Brienza risale al 2012 e rientra nei fondi CIPE assegnati alla Basilicata nelle diverse tipologie d’intervento tra cui i 621,3 milioni di Euro distribuiti su 16 interventi per “ Infrastrutture e Trasporto” delibera 62/2012; tra i quali il VI° Lotto della Tito-Brienza “ Variante di Brienza”.
Per la realizzazione del VI° Lotto della Tito-Brienza “ Variante di Brienza” il cui costo complessivo è pari a 125,70 milioni di Euro , di Euro rivenienti dagli ex fondi FAS , l’opera è stata già appaltata da tempo, esiste l’impresa aggiudicataria dell’appalto, ma quanto tempo occorre per posare la famosa prima pietra?. Non solo bastati gli anni trascorsi dalla data di programmazione ?
Chiudo dicendo : È un diritto della comunità Buregntina tornare alla normalità uscendo da quel ruolo provvisorio, ma durato circa 50 anni di “casello autostradale o di area di servizio”?
Enzo Iacovino cgil