Il bullismo è la conseguenza di quel senso di impotenza che rende i giovani frustrati, scatenando il proprio senso di inadeguatezza sui più deboli. È il fallimento di una società tecnologicamente carnivora, che fa sentire i bulli onnipotenti nascondendo, con vergogna, le loro fragilità, e viceversa esaltando, senza pudore, il culto del “machismo” e di una sessualità, maschile e femminile, ostentata, quasi oggetto di “pornografia”.
Questo è il nocciolo crudo di una delle piaghe più dolenti dell’universo giovanile, che trova le proprie origini a monte, prima nella educazione familiare e poi in quella scolastica. Due mondi che dovrebbero interagire e che, a volte, si rivelano distanti, anche quando vi è l’impegno quotidiano, di genitori e insegnanti, ad adempiere ai propri compiti con entusiasmo e dedizione.
Paolo Crepet, ospite a Venosa in una gremita Sala Del Trono del Castello Pirro del Balzo, però, non ha intessuto un trattato di sociologia. Con il suo consueto stile, semplice e diretto, ha spiegato qual è l’origine del problema, partendo dagli errori di una cultura “che ha come unica stella polare il quieto vivere”. E in virtù del compromesso, si accetta tutto, o meglio, si concede tutto ai propri figli, senza remore e senza lo scrupolo di pensare che questo sia il peggior modo di educarli.
L’incontro è stato promosso ed organizzato dall’Assessorato alla Cultura e al Turismo della Città di Venosa presieduto dalla consigliera Carmela Sinisi, ed è stato moderato dalla psichiatra Maria Antonietta Dicorato. La dottoressa Di Corato si è soffermata sui traguardi e sulle difficoltà di un mondo complesso, quello della psichiatria, che nel corso degli anni ha raggiunto traguardi inaspettati e che si confronta quotidianamente con il grande mistero della mente umana.
Accade che i genitori, a volte, “incolpino” gli insegnanti senza interrogarsi sul fatto che le ragioni del comportamento scorretto dei propri figli possano annidarsi nell’alveo delle relazioni parentali più strette, proprio quelle che risiedono nel nucleo di origine. D’altro canto, può succedere che gli insegnanti, con tutta la loro buona volontà e l’impegno profuso, si trincerino dietro l’incapacità di comunicare con i ragazzi, sempre più travolti da una strumentazione digitale che rimane fine a se stessa, anzi li trasforma in automi.
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