Secondo appuntamento con il Primo Festival della Conoscenza promosso dal Cad (Centro Ascolto del Disagio) di Basilicata in collaborazione con il Dipartimento di Scienze Umane e il Dipartimento delle culture europee e del mediterraneo dell’ Università degli Studi della Basilicata e che si terrà fino a venerdì 20 maggio. Domani martedì 17 maggio a Potenza alle 18 nella Sala del Campanile di Palazzo Loffredo l’incontro “Tecnopoiesi dell’IO (II°ed:): dall’oltreuomo nieztchiano al narcisismo normalizzato” e a Matera alle 17 nell’Aula Sassu della sede dell’Unibas “La qualità urbana per il benessere della persona”.
L’iniziativa potentina vedrà il dottore di ricerca in Filosofia presso il Disu (Dipartimento di Scienze Umanistiche) dell’Unibas Rosella Corda, la giornalista Maria Fasano e la psicologa e psicoterapeuta Maria Teresa Muscillo, affrontare il tema dell’ “Io” da un punto di vista filosofico, dal punto di vista dell’immaginario collettivo – focalizzandosi su come esso sia stato nel tempo frainteso e travisato nel suo significato originario, fino a divenire sinonimo di “apparenzaˮ e “perfezioneˮ – e la condizione psicologica associata all’ “Io” narcisista, e in particolar modo dei confini che separano una disposizione narcisista normale da uno stato patologico.
A Matera, invece, architetti, ingegneri, professionisti, docenti e ricercatori universitari (Laura Montemurro, Antonio Bixio, Piergiuseppe Pontrandolfi, Armando Sichenze, Inca Macaione, Gerardo Sassano, Antonio Graziadei, Alberto Petrone, Massimiliano Burgi, Annalisa Percoco) si interrogheranno sulla città come organismo vivente, dotato di parti vitali che incidono sul benessere della persona e sul funzionamento dell’intero sistema. La casa, il quartiere, il verde pubblico e privato, più in generale i “luoghi dell’abitare”, hanno un ruolo fondamentale sulla qualità della vita della persona. Dagli spazi pubblici a quelli prettamente domestici, il sistema “città” definisce i nostri luoghi, le nostre abitudini, le nostre azioni quotidiane e il rapporto con gli altri. Sistemi urbani che respingono, che infondono insicurezza e disagio, scarso senso di appartenenza, finiscono con il relegare il benessere del singolo all’interno della propria abitazione, ovvero all’interno della tana, provocando distacco verso gli spazi che stanno fuori dall’uscio di casa. Il rilancio della qualità del vivere una città, o un uno spazio urbano, deve partire da piccole azioni “partecipate”, che vedono il cittadino protagonista di un’operazione di riappropriazione delle sane abitudini legate al vivere il rapporto città-natura. Solo un nuovo rapporto con il verde, da parte del cittadino, può essere il seme per la rifioritura della città. Ridare vita e colore alle nostre strade, alle nostre architetture, ai nostri giardini vuol dire dare una cornice più bella alle attività quotidiane, pubbliche e private. Pensare lo spazio pubblico come estensione dello spazio domestico è la prima cura necessaria per la riqualificazione della città e questo deve partire, prima di tutto, dal verde.