“Loro stranieri nel mondo: culture a confronto tra diffidenza e accoglienza” è il titolo dell’incontro tenutosi ieri, 24 aprile, nella Sala “Pasolini” di Lagopesole, organizzato dal settore adulti di Azione Cattolica della Parrocchia “SS. Trinità” di Lagopesole. Si tratta del terzo di un ciclo di incontri, “Incontri a piene mani”, in cui si alternano testimonianze a proiezioni di filmati a tema, per discutere e riflettere su temi cari a tutta la comunità laica e cristiana. Ospiti di ieri sera sono stati il presidente del Task Force Immigrazione della Regione Basilicata, Pietro Simonetti, e Marica Sabia, dell’Associazione “Optì Pobà”; assente, a causa di problemi familiari, suor Paola Palmieri, della congregazione “Figlie della Carità di San Vincenzo De’ Paoli”, missionaria in una comunità di clandestini a pochi km da Cerignola, presentata attraverso la sua testimonianza rilasciata nella trasmissione di RAI1 “A sua immagine”.
Nel corso della serata è intervenuto anche, in una video intervista girata il 27 febbraio, Gianni Pittella, europarlamentare e presidente del gruppo S&D.
Sette sono le domande chiave su cui Pittella è intervenuto.
La politica dell’Unione Europea sull’immigrazione risente ancora delle radici cristiane?
Ci sono leader politici che ricordano di essere cristiani, ricordano di essere solidali, pur non essendo cristiani, sanno che c’è un dovere morale, prima ancora che giuridico, di ospitare e di accogliere chi fugge dalle guerre e c’è chi ha messo sotto i piedi tutti i tipi di valori. […] Davvero io mi domando e domando – l’ho fatto spesso anche durante le riunioni del Parlamento: ma per noi la priorità oggi è quella di chiuderci dentro un ghetto oppure quella di capire che fine hanno fatto 10000 bambini scomparsi in Europa? (…)
Un anno fa Lei dichiarò soddisfazione per la politica comune dell’UE sull’immigrazione. Ora si parla di rottura sul Trattato di Schengen: la soluzione sta nei muri e fili spinati?
Un anno fa in realtà io mi ero illuso, perché la Commissione europea, per la prima volta, aveva fatto una proposta organica di tutela del diritto di asilo […] e il consiglio europeo l’aveva approvato. Che cosa è successo che non potevo prevedere? Un gruppo di Paesi non hanno voluto implementare le misure che loro avevano votato. Qual è il punto di discordia? La ricollocazione: noi avevamo pensato a un maggiore controllo delle frontiere esterne, alla creazione di centri hotspot di accoglienza e identificazione e poi lo smistamento secondo quote fissate. Sei-sette Paesi, però, si sono rifiutati di accogliere, per cui è franato il meccanismo. Oggi stiamo cercando di rimettere in piedi questo sistema, convincendo questi cosiddetti leader che non si risolvono i problemi alzando muri o mettendo filo spinato alle frontiere, perché quelle persone arrivano sempre e comunque, perché fuggono dalla guerra. Noi cosa faremmo se fossimo sotto i bombardamenti dell’ISIS? La cosa paradossale è che loro fuggono dai bombardamenti ISIS, che è il peggior nemico dell’Occidente.
Ce la faremo a convincerli?
Lo spero! Io sinceramente mi sento molto affaticato in questo periodo […], mi rendo conto di come sia un’impresa difficile. […] Sono di ritorno dalla Grecia e lì il rischio reale è che la Grecia si trasformi in una sorta di gabbia, dove la porta di entrata è aperta ma la porta di uscita è chiusa. […] La stessa cosa può accadere all’Italia […]
La sensibilità degli italiani nei confronti dei migranti è diversa da quella degli altri europei?
Io darei il nobel all’isola di Lesbo e all’isola di Lampedusa. La solidarietà e l’amore, oltre che la competenza, che hanno dimostrato le popolazioni italiane e anche greche sono encomiabili, non hanno pari.
Non ritiene bizzarro che proprio un popolo come quello italiano a volte assuma atteggiamenti razzisti?
[…] C’è un’altra Basilicata oltre la Basilicata, noi siamo per antonomasia la regione di migranti, ma questo riguarda tutta l’Italia […]. Ora che si faccia la caccia ai migranti mi sembra paradossale, ma su questo sono positivo, perché vedo determinate posizioni in altri Paesi, dove non c’è proprio la cultura dell’accoglienza.
Ci sono Paesi che hanno espresso la disponibilità di accogliere ma solo certi tipi di persone…
La legge dice che il diritto di asilo viene concesso ai profughi. […] La legge attualmente fa una netta differenza tra chi fugge dalla guerra e chi versa in condizioni di miseria, povertà, conflitti sociali, violenza… per me questa distinzione è molto artificiosa, però esiste e va rispettata. Quello che ho chiesto è una proposta di legge sul diritto d’asilo europeo e una proposta di legge sulla migrazione economica, in modo da dare una risposta sia a chi chiede asilo per ragioni di guerra e sia a chi fugge dalla miseria.
Il popolo italiano, e quello lucano in particolare, che cosa può fare?
[…] Credo che anche in Basilicata ci siano esempi di comunità che accolgono… Se io potessi dare un consiglio ai sindaci lucani, direi di farsi una passeggiata a Riace, altro paese che meriterebbe il premio Nobel, senza nulla togliere a ciò che state facendo voi. Vedete quello che fanno in quella comunità e come i migranti sono diventati una risorsa per un paese che era nella miseria più totale: la forza di riscossa di quel paese non sono stati i Bronzi ma gli immigrati ospitati in maniera eccellente!
La videointervista dell’Europarlamentare si è conclusa con un pensiero rivolto ai propri concittadini lucani, da cui eredita caparbietà e determinazione, ma dei quali sente la nostalgia.
«Vorrei dire ai miei concittadini lucani che i sentimenti che provo verso questa comunità sono sempre gli stessi o anche maggiori di quando vivevo in Basilicata, perché ne sento molto la mancanza. Quello che più mi manca in questo tipo di attività è il contatto con i cittadini che è stata la cifra della mia vita, però sono obbligato a fare così, perché sto tentando di fare un lavoro utile non solo per i lucani ma per tutta l’umanità. Non vorrei dire una parola grossa, ma se non si risolvono questi problemi è un problema per tutta l’umanità: se scoppia il disastro sulla immigrazione si sfascia l’Europa, se si chiudono le frontiere sarà un guaio per i giovani e per l’economia, se il Regno Unito esce dall’Unione Europea è anche un problema nostro, se non riusciamo a rilanciare l’economia ne paghiamo le conseguenze tutti, se continua il terrorismo dell’ISIS piangiamo i morti. Sono queste le sfide a cui mi sto dedicando e non so se sarò in grado di fronteggiarle, ma ce la sto mettendo tutta con la forza e l’orgoglio che mi vengono dall’essere un cittadino lucano.»
Mariassunta Telesca