Un dibattito sulla cultura gender. O forse sarebbe più corretto dire contro la cultura gender. E’ quello tenutosi sabato sera presso il Teatro Stabile di Potenza e che ha visto come ospite e principale relatore Mario Adinolfi, scrittore, politico e giornalista, attualmente direttore del quotidiano intitolato “La Croce”, oltre ai 2 consiglieri regionali Aurelio Pace e Luigi Bradascio, passati alle cronache politiche lucane nei mesi estivi per essere stati promotori di una mozione, presentata e firmata da un gruppo consiliare permanente misto e finalizzata a bloccare l’introduzione della teoria gender nelle scuole di ogni livello e grado della Basilicata.
All’incontro, promosso dalla Pastorale Giovanile Arcidiocesi Potenza, Muro Lucano e Marsico Nuovo, dai Circoli del quotidiano La Croce e dall’UCSI (Unione Cattolica della Stampa Italiana) di Basilicata hanno partecipato anche Mons. Superbo e il sindaco di Potenza Dario De Luca; nelle parole del vescovo “la creazione è un dono che Dio elargisce agli uomini e alle donne, affinché possano con la loro unione procreare creature a sua immagine e somiglianzaˮ, mentre il primo cittadino ha pubblicamente ringraziato i due consiglieri artefici della mozione per “aver portato all’attenzione mediatica e della gente un problema che va ben oltre i confini regionali e nazionali, e che rischia di minare dalle fondamenta la struttura dell’istituzione sociale della famigliaˮ.
A moderare gli interventi dei relatori è stato chiamato il giornalista Marco Fasulo, che nel ringraziare l’operato dei giovani della Pastorale ha citato i dati Istat per rimarcare come la famiglia tradizionale basata sull’unione religiosa e civile di eterosessuali costituisca la regola e non l’eccezione in tema di coppie: quattordici milioni le coppie tradizionali contro le appena 7 mila coppie omosessuali, che rappresentano una percentuale di appena lo 0,05 % rispetto alla costituzione complessiva dei nuclei familiare.
Per il consigliere Aurelio Pace “la mozione è nata per ricordare a tutti quanto dichiara l’art.29 della Costituzione Italiana, ossia che la Repubblica riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio tra uomo e donna, e tale unione rappresenta l’unica istituzione naturale aperta alla trasmissione della vita. Un’iniziativa per tutelare quei valori e quelle radici cristiano- cattoliche avvertite come proprie dalla stragrande maggioranza delle persone e delle famiglie, che è stata tuttavia considerata da alcuni come omofoba e di istigazione all’omofobia e per la quale io stesso ho ricevuto delle minacceˮ.
Non sarà omofobia quella dei relatori, eppure non sono mancati riferimenti ironici e poco felici alla “famiglia decadente, all’imperversare in tv di personaggi quali Vladimir Luxuria o lo stesso Alessandro Cecchi Paone o alla necessità di istituire una Giornata della Famiglia o Family Day in contrapposizione al Gay Pride, o al sarcasmo di Adinolfi, che dopo aver dichiarato “non ho mai scritto nulla contro gli omosessuali, per cui potrei averne anche molti di amici ˮ ha scherzato quasi risollevato sul fatto di “non averne in verità tantiˮ.
Al di là delle parole di facciata, più che un dialogo tra chi è a favore e chi contrario alla teoria del gender sembra essersi innescata una guerra senza esclusione di colpi e uno scontro che lascia intravedere scarse possibilità di un onesto, costruttivo e civile confronto tra le parti in causa, considerata anche la rivendicazione da parte del mondo vicino alla Chiesa cattolica di essere detentrice o comunque portavoce di quella che è a tutti gli effetti ritenuta una verità “immutabile ˮ ossia il giudicare contro natura qualsiasi unione che non abbia un uomo ed una donna come co-protagonisti. Adinolfi ha scomodato persino i Presocratici e la contrapposizione netta e totale di stampo parmenideo secondo cui “l’essere è, il non essere o nulla non èˮ.
Per i consiglieri Pace e Bradascio la mozione si inscrive nel novero di quelle iniziative tese a contrastare la de-natalità e l’invecchiamento della popolazione lucana, attraverso concreti incentivi economici che incentivino l’incremento delle nascite e rappresentino un deterrente per i non rari casi di aborto contratti a causa delle precarie condizioni economiche di molte coppie; inoltre l’iniziativa precede una mozione sul tema dell’utero in affitto che in settimana verrà presentata in Consiglio Regionale e che mira a contrastare un recente disegno di legge parlamentare che sembra essere l’anticamera per una non lontana legalizzazione della pratica, e l’estensione della maternità anche alle coppie gay.
Per Adinolfi una politica come quella portata avanti “nell’attuale legislatura, con iniziative come il ddl Scalfarotto, mira a rovesciare verità e falsità, trasformando in falso ciò che è vero, ed in vero ciò che è falso. Oggi tutto è ritenuto opinabile, e anche un dato di fatto incontrovertibile come la procreazione derivante dall’unione di un uomo ed una donna è messa in discussione. Ciò è colpa di una visione antropologica distorta che tende a trasformare l’uomo in una cosa, o in altre parole di un processo di reificazione dell’uomo. Questo porta a giustificare il superamento di ogni limite che Dio e la natura pongono all’uomo, come la pratica della compravendita dell’utero in affitto dimostra, contravvenendo ad una evidente legge di natura. Lo stesso Elton John, cantante miliardario britannico, si è reso protagonista di un atto di compravendita di un ovulo femminile e di utero da fecondare, di proprietà di 2 donne diverse, per soddisfare l’insoddisfacibile ed egoistico desiderio di procreare un bambino nato dall’inseminazione dell’utero affittato con liquido seminale suo misto a quello del suo compagno. Una storia che ha riempito le colonne dei tabloid inglesi e che ha portato lo stesso Elton John a prendere atto, in occasione dei festeggiamenti del primo compleanno del figlio, del fatto che probabilmente quando crescerà al bambino si spezzerà il cuore nell’apprendere che non ha una madre. Questo quanto dichiarato al Daily Telegraphˮ. Si tratta – ha proseguito Adinolfi, di una politica non più fondata sul diritto e sulla difesa dei più deboli, ma tesa a promuovere nuove forme di eugenetica razziale, ravvisabili già in diversi paesi nordici, che non solo non tutelano i diritti dei bambini, ma ne mettono a repentaglio la stessa sopravvivenza, oltre a risultare discriminatorie per una serie di fasce sociali divenute improvvisamente esposte e fragili. Obesi, malati di alzheimer o di Parkinson, diabetici, tossici, alcolizzati e persino le persone che hanno contratto una demenza allo stato iniziale, sono ormai relegate all’ultimo posto delle cure salvavita messe in campo da molti sistemi sanitari nazionali. Condotte favorite da tesi a mio avviso molto pericolose come quelle discusse dal Protocollo di Groningen, che introducono l’eutanasia post parto per i bambini affetti da importanti disabilità e difese anche da personalità illustri come il filosofo austriaco Peter Singer che opera attualmente presso l’università statunitense di Princeton ˮ.
Adinolfi si è dichiarato soddisfatto per aver incontrato a Potenza, una vera e propria comunità ” istituzionale ˮ e non, compattamente schierata contro la diffusione della teoria gender. “E’ stato come sentirsi a casa, sebbene sia ormai giunto alla 218esima tappa di presentazione del mio ultimo libro Voglio la mamma“. Testo in cui si schiera apertamente contro quelli che lui definisce i falsi miti del progresso, tra cui appunto utero in affitto e matrimoni omosessuali. Ma anche aborto ed eutanasia. In definitiva un volume di lotta aperta a quella teoria gender secondo cui, stando a quanto riportato nel testo della mozione capeggiata da Pace e Bradascio “le differenze biologiche tra maschio e femmina hanno poca importanza e ciò che conta è unicamente come una persona si sente, ossia la percezione che si ha di sé stessi”.