L’entusiasmo vernacolare di Carovanart ha sugellato la riapertura dell’ex Convento domenicano di Venosa rimasto chiuso per anni ed è destinato ad essere il primo di una lunga serie di iniziative che si svolgeranno all’interno della cornice culturale che è stata nel passato polo di attrazione della vita amministrativa nella cittadina oraziana. L’esposizione itinerante degli artisti lucani ha fatto tappa grazie al progetto InCantieri di Cultura promosso dall’Associazione Carovanart lucana, grazie al supporto del Comune e dei concittadini volontari del Centro storico che hanno contribuito sia alla realizzazione dell’evento sia all’attività restauratrice di un angolo della memoria storica e architettonica, che ha rappresentato per secoli il cuore della quotidianità cittadina. Gli artisti provengono da Acerenza, Banzi, Bella, Brienza, Venosa, Castelgrande, Chiaromente, Genzano di Lucania, Grassano, Grumento Nova, Marsiconuovo, Maschito, Miglionico, Moliterno, Montescaglioso, Muro Lucano, Oppido Lucano, Palazzo San Gervasio, Pescopagano, Picerno, Possidente, Rapone, Rionero in Vulture, Ruvo del Monte, San Chirico Nuovo, Salandra, San Mauro Forte, Sasso Di Castalda, Sarconi, Stigliano, Tito, Tito Scalo, Tolve, Trivigno, Vaglio di Basilicata e Vietri di Potenza. La mostra rappresenta un graffio indelebile nell’anima della tradizione, con i suoi paesaggi, volti e scorci raffiguranti uno squarcio di vita comune. Gli artisti, del resto, sono uomini e donne comuni, alcuni sono stati scovati dal maestro Giuseppe Ligrani e tirati fuori dagli angoli più sconosciuti della Basilicata interna; borghi dove si aprono scenari sconfinati, piccoli villaggi sconosciuti alle masse, che hanno vissuto per anni l’ignoto dell’anonimato; eppure nel loro micro-universo si dischiude l’infinita profondità del gesto creativo che si attualizza nel presente.
Carovanart è una ricerca che prende forma negli scenari della vita ordinaria, anche l’arte parte da un principio che ha poco di ordinario e molto più straordinario. Oltrepassa gli steccati del pregiudizio, svincola i limiti della razionalità calcolatrice, aiuta ad abbandonare gli spettri del passato, i vizi, le rachitiche chiusure mentali. Questo valore catartico e terapeutico fa sì che la carovana dell’arte fluisca, come balsamo dell’anima, nella riflessiva ricerca di se stessi che è nel contempo anelito alla libertà. Tanti sono gli artisti che hanno deciso di sciogliere le redini e le briglia dell’immaginazione e che tracciano il solco della realtà attraverso il contorno di linee e forme. Figurativismi, simbolismi, Volti espressivi e paesaggi di matrice impressionista, espressionista, perfino surrealista si sono avvicendati nella carovana dei sogni. Tale carovana è giunta a Venosa e rimarrà ad oltranza per impreziosire quello che è stato e che potrebbe diventare ancora il luogo simbolo della vitalità, del lavoro e della riflessione religiosa. E che potrebbe diventare, soprattutto con l’impegno dell’amministrazione comunale, con l’aiuto di opportuni finanziamenti, il perno del nuovo polo culturale venosino. Un obiettivo ambizioso, lungimirante, visionario, che potrebbe però diventare presto concreto.