È lucano il miglior corto di fiction: “Sonderkommando” di Nicola Ragone ha, infatti, vinto l’ambitissimo nastro ai Corti d’Argento 2015. Una storia di lager e amore impossibile è il cortometraggio con cui il giovane regista di Salandra ha conquistato il prestigioso premio.
Nicola, nasce a Tricarico nel 1986, (vive a Salandra fino alla maturità) sceneggiatore, regista teatrale e cinematografico. Laureato in Lettere e Filosofia all’Università “La Sapienza” di Roma con una tesi triennale sul teatro di Giorgio Strehler e una tesi magistrale dal titolo “La zona grigia. Voci del Lager”. Si forma presso il “Cineteatro” di Roma, frequentando corsi di regia e scrittura cinematografica, direzione dell’attore e regia teatrale. Un’esperienza pedagogicamente formativa, un inizio condito, insomma una partenza.
Nicola, sei il vincitore del Nastro d’argento, con il corto “Sonderkommando” quanto è grande la soddisfazione?
Il Nastro d’Argento è stato un riconoscimento molto importante per il progetto, per il nostro gruppo di lavoro, per le persone e per gli uomini che hanno deciso di aderire a questa folle idea. Sono contento perché tanto sacrificio è stato riconosciuto dalla critica cinematografica italiana.
“Sonderkommando” voleva essere una proposta, un modo di pensare e di approcciarsi al lavoro. Questo premio ha dato fiducia e motivazione a questa proposta, linfa vitale per proseguire e continuare a “suggerire”, a proporre. Questo premio, in realtà, induce alla responsabilità e alla maturità.
Cosa viene narrato esattamente in Sonderkommando?
Sonderkommando racconta la nascita di una storia d’amore omosessuale in un lager nazista. E’ la storia di un incontro tra due deportati in un carro di bestiame diretto verso un campo di sterminio. Tra il fetore dei passeggeri un ragazzo, attratto dal suono dell’armonica, nota un uomo. Nei giorni gli sguardi diventano sempre più vicini e l’uomo si accorge del giovane: i suoi occhi rappresentano una fievole speranza. E’ l’amore che sboccia dove gli pare, come un fiore dal “letame”. I due si sfiorano fino a baciarsi, ma tutto viene negato-; il treno arriva e il caos li separa. Questo lungo antefatto ci porta ai lager. In questo posto glaciale e ventoso seguiamo il cammino di un uomo, una discesa negli inferi.
Qual è stato il motivo che ti ha spinto a trattare il tema dei lager nazisti?
Di solito i progetti che scelgo di affrontare nascono da una necessità, una chiamata che sento dentro, un’energia a volte immotivata, che offre però una sensazione, sensazione che decido di seguire.
“Sonderkommando” nasce da un mio viaggio in Polonia. Un percorso itinerante che mi portò a visitare Auschwitz, un luogo da attraversare almeno una volta nella vita, per ascoltare le onde che emana, per toccare le pareti dalle quali si odono lamenti e sofferenza.
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