“Apritela sta cappella ca mo adducim’ Maria bella: re tténe assai rivote ca la vanne a visità”: è questa una delle strofe popolari che anche quest’anno ha risuonato tra l’immensa folla di fedeli che lo scorso 16 luglio ha accompagnato l’effige della Madonna del Carmine dalla Basilica di Avigliano alla Cappella sul Monte omonimo. Il percorso è di circa 5 km, in salita, lungo il sentiero pedonale che collega la parte alta del paese, dove sorge la cappelletta del Calvario, alla strada principale che conduce al Santuario: lo stesso tragitto da oltre tre secoli, che conserva ancora alcuni tratti grezzi, non asfaltati, rendendo ancora più faticoso il cammino.
Alcuni versi scritti dal prof. Nazzareno Colangelo, in occasione del terzo centenario della Festa, ben racchiudono lo spirito che da sempre caratterizza questo culto:
“Salirò sul monte di Maria,
prima dell’alba m’incamminerò.
Salirò a piedi sul sentiero,
pieno d’impronte dei fedeli tuoi.
E tra quei sassi io ritroverò
tutti i ricordi della gente mia:
la fatica, il sudore, l’amore,
la devozione a te…”
La processione si apre sempre con “lo stendardo” alto 6 metri (da oltre cent’anni di custodia della famiglia Galasso), seguito dai noti “cinti”, strutture in legno e candele decorate poi abbellite da nastri e fiori, portati a spalla da coloro che per devozione o in richiesta di una grazia li hanno dedicati alla Vergine come sacrificio: cinque cinti molto diversi tra loro hanno caratterizzato quest’anno la processione, di cui alcuni realizzati artigianalmente da giovani devoti che hanno voluto apprendere una secolare tradizione artigianale oggi portata avanti dalla famiglia Rizzi. Per gemellare la comunità di Frigento che l’anno scorso partecipò alla processione di settembre, un cinto è stato realizzato, invece, mescolando la nostra tradizione alla loro, che usano portare in testa dei castelletti di fiori e vimini su ceste lignee. I cinti precedono la statua della Vergine, risalente al 1696, quando fu acquistata presso una delle rinomate scuole artigiane napoletane: dopo essere stata “vestita” con l’oro donato nel tempo dai fedeli (parte del quale, di tanto in tanto viene donato ai bisognosi della Parrocchia), viene condotta a spalla dai confratelli, vestiti con abito color carmelitano; ogni anno nuovi giovani, attraverso una cerimonia di “vestizione”, decidono di abbracciare questa forma di devozione, spinti dal grande affetto per la Mamma Celeste. La processione è stata accolta sul Monte dalla voce del baritono aviglianese Gaetano Rizzitelli, che, con le note dell’Ave Maria di Schubert, ha dato inizio alla Santa Messa, presieduta da S.E. Mons. Superbo, il quale, alla presenza di molte personalità politiche locali, ha voluto lanciare un forte messaggio di speranza. La sera, dopo un continuo fluire di devoti, l’effige è stata svestita e riportata sull’altare maggiore, in un clima di forte fede e raccoglimento, dove resterà fino alla seconda domenica di settembre.
La processione della Madonna del Carmine di Avigliano coinvolge ogni anno migliaia di pellegrini, dai più piccoli in carrozzino ai più anziani con il bastone, provenienti da diverse zone della Basilicata, e non solo: è uno dei più risonanti eventi di pietà popolare di tutto il sud Italia.
Anche il settimanale paolino “Credere”, infatti, nel numero XXVIII del 12 luglio, ha dedicato un approfondimento a questo culto come proposta di itinerario di fede della Basilicata, ricco di foto e notizie prese dal sito web che dal 2012 si pone l’obiettivo di raccogliere, testimoniare e divulgare la fede del popolo aviglianese per la Vergine del Carmine, attraverso i nuovi mezzi di comunicazione che permettono di raggiungere tutti , soprattutto i più giovani e i più lontani, garantendo un continuo aggiornamento. In questo tempo di estate, allora, non facciamoci mancare l’occasione per “andare al Monte a visitare Maria, la Mamma di Gesù”.