Nuovo appuntamento culturale targato Ermes! Venerdì 24 presso la nota libreria del capoluogo è stato presentato, alla presenza delle autrici, Maria De Carlo e Cristina Bonabitacolo il volume “Divenire donna e madre“, un quaderno dedicato ad una disciplina piuttosto recente che prende il nome di counseling filosofico. Il libro, edito dalla casa editrice Montecovello è stato presentato in collaborazione con le associazioni locali” onoricamente” e “Gruppo Borgo Antico Portasalza”.
Una prima importante tematica affrontata nel testo è la distinzione tra counseling filosofico e consulenza filosofica, basata sull’uso di elementi psicologici propria del counseling, la cui prima associazione a livello nazionale sorge nel 1999. “Tale attività consente al consultato di accrescere la consapevolezza di sé, della propria personalità e del proprio modo di reagire in numerose situazioni, oltre che dei suoi desideri e del suo progetto di vita”, ha dichiarato Domenico Leccese, moderatore del dibattito.”La funzione del consulente consiste nell’aiutare una persona ad esercitare al meglio il suo raziocinio“.
Perché un quaderno di counseling filosofico? Secondo Maria De Carlo “il testo è il frutto di un’esperienza intellettuale condivisa da me e Cristina, che sorge da un incontro di nostre esperienze di vita individuali, incentrate sulla scoperta del mondo attraverso lo sguardo femminile e su come agire per un’adeguata cura di sé”.
“Nello specifico studi religiosi e filosofici che ci hanno permesso di completarci a vicenda” ha dichiarato la dott.ssa Bonabitacolo, e di “trovare un primo importante punto di incontro ed occasione di approfondimento nella filosofia della differenza e nella filosofia delle donne. Nel libro è evocato un ricordo domestico di infanzia legato ad un paese di montagna abruzzese, nel quale oggi non mi è possibile ritornare perché terremotato e nel quale mia madre era solita portarmi quando ero piccola essendo il suo paese di origine. Mi descrivo come una bambina povera che a casa non aveva libri, che aveva con sé unicamente il sussidiario e il libro di lettura, ma che però seguiva il consiglio del nonno, cioè quello di leggere molto. Non essendoci libri disponibili, non restava che raccogliere le carte, leggerle e interpretare in maniera personale.
Lì in Abruzzo, le donne si radunavano nei pressi di una fonte, per il lavaggio dei panni e parlavano, si raccontavano le proprie storie e le pratiche di donne. Di inverno la scena si ripeteva nelle case, dove le donne parlavano tra di loro, circondate dai figli intenti ai loro giochi, e dedicandosi a pratiche e attività casalinghe tipiche delle donne, quindi non restando senza fare niente. È attraverso il dialogo ed il parlare di sé che si sviluppavano autentiche relazioni di cura, pratica tutta femminile. Bisogna avere la consapevolezza di essere donna e lavorare a lungo e molto su di sé, per poi completare il percorso che ci permette di diventare coscienti, sulla base delle relazioni e delle giuste mediazioni, per diventare donna e per diventare madre, e senza le quali si sfocia unicamente nella manifestazione delle proprie emozioni.
Questa esperienza ci ha spinto a creare Leusi, una comunità di ricerca grazie alla quale io e le mie amiche ci raduniamo, e svolgendo pratiche di donne, parliamo tra di noi del nostro vissuto. Uno spazio condiviso e relazionale basato sul dialogo e attraverso il quale si cura la relazione madre figlia e si rafforza il proprio ruolo di donna, a partire proprio dal raccontarsi e aprirsi all’altro. Si inizia da sé perché è questo che ci consente di prendere consapevolezza di noi stessi con naturalezza, di apportare in seguito quei correttivi che valorizzano e rispettano appieno ciò che noi siamo. La narrazione rivela il finito nella sua fragile unicità a differenza della filosofia che si fonda sulle definizioni. Il racconto è un’ arte che eterna la vita ed è alla base della filosofia della differenza, nella quale le definizioni lasciano il posto al racconto orale o scritto, che traducono in pratica e rendono più semplice la discussione filosofica su due tra le più complesse questioni della nostra esistenza, quali appunto la relazione madre figlio e la condizione di essere donna. Tra racconto scritto e orale vi è poi un ulteriore distinzione che rende il racconto di sé passibile di essere interpretato da altri e soprattutto tramandato a terze persone “.
Il libro, quindi, è una selezione di racconti, tratti da anni di ricerche all’interno della comunità femminile e contiene inoltre esercitazioni ed esempi di come si svolga l’attività di consulenza filosofica intesa come relazione di aiuto. E fornisce un’inedita risposta alla domanda filosofica fondamentale “Chi sono io“, che investe ognuno di noi almeno volta nella vita.
La prof.ssa De Carlo ha ribadito come il counseling sia a tutti gli effetti una relazione di aiuto, perché aiuta a tirare fuori la verità che ognuno ha dentro di sé, e che ci fa star bene, in quanto la condizione tipica dell’ omo è contrassegnata dal la disperazione, dalla dannazione e dall’infelicità e dinanzi al disastro è al disagio soccombe, e vede talvolta nel suicidio l’unica soluzione e via di uscita, anche perché appoggiarsi a condizioni puramente esteriori di benessere ci dà solo la sensazione illusoria di un’apparente felicità. La funzione del consulente filosofico, quindi, è quella di far emergere l’ esistenza di uno sguardo molteplice della realtà, e quindi la possibilità di poter guardare la realtà non unicamente da una sola prospettiva possibile. In sintesi il consulente tira fuori quelle che sono le mie forze e le mie risorse per affrontare al meglio la mia vita, non mi dice cosa fare“.