“Mens sana in sano corpore“. Corne recitavano gli antichi Romani a dir che non esiste dicotomia tra mente e corpo e che un corretto sviluppo di entrambi è necessario alla salute e all’evoluzione dell’uomo nel suo complesso.
La qual cosa non sembra far molta presa sui moderni legislatori, il cui orientamento è palesemente ispirato ad una penalizzazione dell’attività fisica in ambito scolare.
Dimostrano, in tal modo, di essere legati alla concezione delle strutture umane precedenti alla rivoluzione psicoanalitica che rigetta in assoluto la pretesa dicotomia tra intelletto e fisicità.
Mente e corpo, infatti, si influenzano a vicenda perché sono “aspetti interdipendenti della stessa unicità della persona umana: senza il corpo la mente non sopravvive e senza la mente il corpo muore. E’ una verità talmente evidente che negarla significa chiudere gli occhi di fronte alla realtà.
Le moderne scoperte scientifiche, infatti, dimostrano in maniera lampante, per nulla equivoca, che, lo stesso rendimento mentale, è legato all’efficienza fisica evidenziando in particolare, che il processo di apprendimento risulta sicuramente facilitato quando il cervello non sia alle prese con malesseri fisici occasionali o connessi ad uno scorretto o alterato sviluppo fisico.
Non si comprende, dunque, il motivo per il quale si tende a considerare l’educazione fisica alla stregua di una materia portatrice di importanza irrisoria rispetto alle lettere o alla matematica. E’ lo stesso erroneo ragionamento che potrebbe condurre un architetto che pretendesse di rinforzare l’intero edificio consolidando soltanto il tetto.
Un consolidamento del tetto della struttura umana, ovvero del cervello, è necessario e lo sì ottiene coltivando le materie umanistiche e scientìfiche, ma perché l’uomo funzioni nella sua totalità è necessario che goda di efficienza anche l’apparato osseo – muscolare. Altrimenti ci si ammala, con grande nocumento anche per i processi gnoseologici.
Pertanto è fuorviante, priva dì qual si voglia fondamento scientifico, la pretesa di quanti sembrano ritenere che lo sport sia attività meramente ludica, non portatrice di alcuna valenza sotto il profilo dell’educazione e dello sviluppo, e pertanto da relegare negli spazi della scelta “facoltativa” operata dallo studente più o meno predisposto.
Nella realtà la formazione fisica è parte essenziale, e non soltanto integrante, della educazione dei giovani, vieppiù nell’ambito delta nostra cultura occidentale, che, come dovrebbe essere noto, muove i suoi passi dalla tradizione della Grecia classica.Ivi le cosiddette Accademie, ovvero le scuole propriamente dette, sorgevano accanto al Ginnasio, ovvero alla palestra, e non soltanto a Sparta, come erroneamente si ritiene. Chi si ritiene esperto in materie filosofìche e letterarie non dovrebbe ignorare le verità storiche.
A meno che deprivare di importanza l’educazione fìsica non risponda ad altri scopi, ben più bassi. Non vorremmo che tale pretesa sia da attribuirsi al tentativo maldestro di ridurre i quadri docenti della scuola pubblica, intervenendo con tagli occupazionali, al fine di procedere ad un “risanamento” dei bilanci. A meno che non si tratti di risparmiare all’erario somme tutto sommato irrisorie rispetto alle profondità abissali dei buchi esistenti, giocando, è il caso di dirlo, sulla salute dei giovani, che non vedrebbero tutelato il proprio sacrosanto diritto a crescere nelle condizioni fìsiche ottimali.
Sempre ammesso che il giochetto non sia ancora più sottile: deprivare la scuola pubblica di un’importante voce educativa per agevolare quelle private, che sicuramente non mancherebbero di includere l’educazione fisica nella loro offerta formativa. Il fatto che l’attività fisica sia avvertito dalla maggioranza della popolazione quale dell’individuo è dimostrato dalla grande affluenza che registrano le palestre private in orario “extra laborem”.
II fatto che lo sport è fra le pratiche sociali più condivise lo dimostra l’attenzione popolare del quale esso gode.
E, dunque, pur non negando l’importanza estrema delle materie letterarie e scientifiche, che vanno valorizzate e soprattutto riqualificate, non solo in astratti programmi, si attribuisca anche alle discipline fisiche il ruolo che esse a pieno titolo meritano.
Pietro Mennea