La Caritas Diocesana, per statuto, non è associazione, ma un organismo pastorale che ha il fine di promuovere la testimonianza della carità in forme consone ai tempi e ai bisogni, in vista dello sviluppo della giustizia sociale e della pace, con attenzione agli ultimi e con funzione pedagogica. Suo compito è collaborare con i vescovi per l’animazione del senso della carità verso persone e comunità in difficoltà, con il dovere di interventi concreti di carattere promozionale e preventivo. Si occupa anche di coordinare iniziative e opere assistenziali di stampo cristiano, interventi di emergenza in situazioni di calamità e realizzare studi e ricerche sui bisogni, per scoprirne le cause, per preparare piani di intervento curativi e preventivi e per stimolare le istituzioni civili a una adeguata azione. La parola chiave, dunque, è l’attenzione agli ultimi, che siano il nostro prossimo più vicino o che siano gli abitanti del cosiddetto Terzo Mondo.
Proprio perché le opere di carità devono andare di pari passo con i tempi e con i bisogni, la Caritas Diocesana, in collaborazione con Caritas Italiana, sta cambiando il proprio angolo di visuale, ponendo al centro della propria opera la famiglia, organizzazione sociale che risulta essere più in crisi, a causa di una serie di circostanze, tra cui la mancanza di lavoro e, quindi, la mancanza di risorse che crea anche un dissesto morale. La famiglia è, però, la struttura portante della società.
Il flash report di Caritas italiana dice che dal 2007, anno che anticipa lo scoppio della crisi, ad oggi i livelli di povertà risultano più che raddoppiati, palesando così tutte le difficoltà di un’Italia che non conosce segnali di ripresa. Il Sud sembra vivere adesso situazioni di autentico dramma sociale: oggi nel Mezzogiorno le persone che non riescono a far fronte a quelle spese base, che garantiscono una vita dignitosa, sono praticamente la metà dei poveri di tutta la nazione. Infatti, già nel 2013 sono aumentare del 47% le famiglie che hanno chiesto aiuto alle parrocchie, e di queste circa il 72% sono famiglie che vivono nell’Italia meridionale , di cui il 62,7% è per mancanza di occupazione.
Solo da gennaio a giugno 2014 ben 45.819 persone si sono recate nei 531 Centri di ascolto presenti in 85 diocesi: nel centro di ascolto diocesano “A Casa di Leo”, sito a Bucaletto, ben il 90% delle famiglie che hanno chiesto aiuto sono italiane solo il 10% di immigrati; mentre nel 2006, infatti, si fornivano ausili a poche famiglie italiane, dal 2014 questo dato è stato invertito: molte famiglie che prima avevano un reddito ora sono scivolate nella povertà.
Da qui nasce la necessità di un supplemento di aiuti materiali e immateriali, cercando di mettere in campo nuove metodologie di sussidi che non siano di tipo assistenziale, ma che rendano essi attori della propria fuoriuscita dal disagio. Dal 2006, grazie al progetto 8xMille “La cittadella di Bucaletto” volto alla promozione socio-culturale delle famiglie, dei minori e delle donne nel quartiere periferico di Potenza, sono state ascoltate e accompagnate più di 2000 famiglie. Oggi circa 160 quotidianamente e 200 sporadicamente sono parte attiva di questo progetto , seguendo percorsi laboratoriali inclusivi, ma la Caritas Diocesana offre i propri servizi a ben 600 famiglie. Dato preoccupante è che queste hanno un reddito medio pari a 6000€ l’anno e il 47% di queste ha figli minori: è una povertà, dunque, che non garantisce un’infanzia protetta nella sanità e nella istruzione. Ciò ha portato, nell’anno scorso, a un preoccupante abbandono scolastico, perché non si posseggono le risorse materiali atte all’acquisto del corredo scolastico e gli ausili comunali e regionali sono tardivi rispetto a tale situazione.
Anche la povertà alimentare è un dato importantissimo che caratterizza molti minori della nostra Regione: nel biennio 2013-2014 il centro diocesano ha distribuito circa 10000 pacchi alimentari ed è stato fornito un sostegno al reddito per più di 100.000,00€, attraverso il fondo anticrisi e grazie all’8xMille.
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