E’ il tema della dissertazione a cura di Francesco Saverio Lioi nell’ambito dell’incontro promosso dal Comitato di Potenza della Società Dante Alighieri e tenutosi nei giorni scorsi presso la Sala del Campanile di Palazzo Loffredo di Potenza. Durante il dibattito è stato presentato il volume Lingue classiche e origini Cristiane che Lioi ha dedicato al lessico che il Cristianesimo nella sua diffusione ha mutuato dalle lingue classiche. Il volume è stato pubblicato pubblicato dalla ErreCi edizioni nel undicesimo numero della collana Quaderni di Leukanità. Hanno partecipato, in qualità di relatori, Rocchina Matteo e Marika Blasi, docenti di greco e latino presso il Liceo Classico Statale “Quinto Orazio Flaccoˮ di Potenza. L’opera, per la scientificità della ricerca e l’accessibilità al vasto pubblico, ha un taglio divulgativo e fornisce preziose indicazioni per l’arricchimento delle conoscenze relative al contesto storico-linguistico nel quale è nato e si è diffuso il Cristianesimo.
Un tema alto che tiene conto del fenomeno delle contaminazioni linguistiche e culturali che oggi come ieri, plasma società complesse, dinamiche e feconde, pronte ad adattarsi al nuovo svolgimento della storia umana. “L’argomento del saggio si muove alla ricerca di quelle fasi, che hanno segnato nella storia il passaggio del Cristianesimo dal mondo ebraico a quello ellenistico, sino ad arrivare al mondo latino, consentendo ad esso di acquisire un carattere ecumenico, un valore universale e fondativo per la moderna civiltà occidentale. Le contaminazioni di natura linguistico-culturale non devono essere intese come la semplice sommatoria di elementi diversi, ma sono il frutto dell’incontro/scontro di culture differentiˮ.
La Matteo ha sottolineato il carattere dirompente della religione cristiana “che sorge dal giudaismo e affida inizialmente all’aramaico la veicolazione del proprio messaggio, sino a quando si rende necessaria nella storia, l’irruzione di una nuova lingua, il greco, per arrivare alle masse. Uno dei fattori chiave per l’uso da parte del Cristianesimo delle origini delle lingue classiche è diffondere in maniera capillare il messaggio di cui la nuova religione si fa portatrice. Lo stesso accade quando il greco lascia al latino, perché i nuovi popoli non dispongono degli strumenti culturali per comprendere quanto riportato nelle Sacre Scrittureˮ.
“Il connubio cristianesimo-lingue classiche ha valorizzato entrambi i termini della relazione. Se il Cristianesimo ha usato queste lingue come strumento di veicolazione e comunicazione delle proprie verità, – ha rimarcato la Blasi – è pur vero che, specie nel caso del latino, le lingue classiche attraverso il Cristianesimo, hanno conosciuto una maggiore diffusione, sono fuoriuscite dal recinto di un impiego aulico e confinato al solo mondo delle elitès socio-culturali, e mischiandosi con il popolo, hanno conosciuto quelle trasformazioni essenziali, senza le quali sarebbero rimaste esclusivamente sul terreno del classico. Per quanto concerne il greco, il suo impiego per la traduzione dell’Antico Testamento divenne essenziale in seno alle differenze culturali e linguistiche che separavano gli ebrei di Palestina da quelli interessati alla diasporaˮ.
“Il testo non va letto come un libro di cultura religiosa, perché si inserisce nel campo della letteratura cristiana antica, riportando alcuni autorevolissimi giudizi, espressi da latinisti e grecisti di indiscussa fama quali Gennaro Perrotta, Raffaele Cantarella e Luciano Canfora sui Vangeli intesi come opera letteraria, prima ancora che un testo di fede. Nel libro è ricostruito il percorso linguistico che il Cristianesimo ha conosciuto nella storia, l’apporto che ha dato alla maturazione delle lingue classiche e quello che scrittori come San Girolamo, autore della celebre Vulgata, hanno dato allo sviluppo sia del Cristianesimo sia delle lingue classiche, consentendo di andare oltre le traduzioni ad uso e costumo che i presbiteri compilavano all’interno dei villaggi nei quali vivevano le comunitàˮ.
Per restare a tema, presso il Liceo Scientifico Galilei di Potenza, sarà ospite nei prossimi giorni Nicola Flocchini, uno dei massimi studiosi di didattica del latino, al quale è stato posto l’ormai classico eppure attuale quesito: Vale la pena studiare ancora oggi il latino?