Partire per un lungo viaggio che vi porterà lontano non solo fisicamente, ma soprattutto con il cuore e con la mente in territori sconosciuti. Vi sentirete soli. Sarà proprio allora che scoprirete l’infinito che avete dentro e le possibilità che la vita può donarvi. Se solo vi renderete disponibili, non sempre sarà piacevole ma qualunque sia il viaggio sarà bene andare, perché tutto farà parte di voi e tutto troverete dentro di voi. Il bagaglio a mano del percorso sarà la vostra esperienza, solo lei vi darà un appiglio per andare oltre.
Capita a volte che la vita prenda di sorpresa, rendendoci schiavi di noi stessi con limiti virtuali eretti a difesa dell’Io, ma c’è un modo per guardare oltre, per saltare l’ostacolo, per evitare di anteporre la propria condizione a vantaggio di una crescita collettiva. Credo che ci sia una sola via, un solo percorso, il limite non è nella direzione ma nel coraggio di intraprendere quella strada. La storia ci suggerisce storie fatte di uomini e di dati oggettivi, non ci fornisce elementi sulla condizione emotiva delle persone. Vi siete mai chiesti qual è il viaggio dell’anima, se un’anima c’è?
Nonostante tutto arriverà Natale, poi Pasqua e Ferragosto, così da sempre e per sempre. Intanto sarete in viaggio prima fanciulli, poi adulti ed infine con l’argento tra i capelli, racconterete agli altri di voi e lascerete per strada qualcosa con la mancata voglia di tornare indietro. Si susseguiranno le stagioni, farà freddo, poi caldo, poi freddo ancora. Ci saranno l’uva, le castagne, il buon vino e faremo il maiale, seguiremo le tradizioni rispettandole e a volte le rivedremo. Il percorso si modificherà da solo senza chiedere, noi saremo un estremo baluardo a difesa dei nostri “mulini a vento”.
Sono anni che non nevica eppure il ricordo delle strade imbiancate, quando tutto tace, anche il silenzio, restano indelebili nella memoria di Nonna Gerardina: “Era la vigilia di Natale ed io tutta infreddolita con un cappotto marrone di lana pesante uscivo da casa di alcuni parenti alla fine di Via Pretoria, nei pressi della caserma dei Carabinieri. Dovevo passare per la Piazzetta del pesce a ritirare anguille e seppie da mettere nel sugo e un po’ di frittura. Con quel tempo e tutta quella neve chissà se è arrivato, magari trovo un po’ di baccalà da fare con la pastella e con i peperoni crusc’ o anche (a ciauredda), la zuppa con un pomodorino fresco fresco. La tradizione vuole che si mangi un po’ di pesce, speriamo di riuscire, con tutta questa neve. Anche camminare a piedi è un’avventura. All’altezza di vico Bonaventura trovo Lucietta, la direzione è la stessa, il fine anche. Durante il tragitto altre donne, tutte con lo stesso obiettivo, nell’ordine: il pane di Natale, il pesce, la frutta, qualche galletto per il giorno di Santo Stefano, gli ingredienti per la verdura maritata del giorno di Natale, un panettone.
No, quello non è importante, abbiamo fatto casatelle e scruppedd’ con il miele, qualche panzerottino con le castagne e il cioccolato, quel buon vino dolce bianco che ha portato cumba Nicola da Guardia. No, non mi serve il panettone, ed intanto raggiungo la piazzetta….mamma mia che fila e vabbè mi tocca aspettare, quanta neve, non si vede da qua a là, finalmente ho preso tutto, e adesso si va a casa se no non faccio in tempo, mamma mia come nevica vabbè le buste mi faranno da contrappeso speriamo di non scivolare non si vede niente. Eccomi a Porta Salza e adesso arriva il difficile, il ponte di Monte Reale. Mi fermo un attimo, sarà bene alzare il bavero del cappotto e stringere il fazzoletto in testa. Non c’è una macchina. Meglio così, cammino “mezz’alla vianov,… tirano i sett’ vent’”, finalmente a casa e adesso chi vole fà ca fà (che vuole fare che fa).
Il racconto sul Natale potentino ne Il Lucano Magazine in edicola.