Andrea Rizzelli, fotografo lucano, ha preso parte al percorso dei camminatori, promosso dalla rivista Al Parco, per sostenere la candidatura di Matera a Capitale Europea della Cultura. Centocinquanta chilometri di un racconto collettivo sulla Basilicata autentica che esiste ed è in movimento. Un viaggio che molti e da sempre, in tutto il mondo, considerano come l’unico modo per apprezzare e conoscere i luoghi che si attraversano. Una modalità turistica replicabile in altri contesti perché l’uso vivo delle case e degli insediamenti rurali può accogliere chi vuole visitare la nostra regione con mezzi lenti, sostenibili ed economici.
Andrea come sei venuto a conoscenza e con quale motivazione hai affrontato #incamminopermatera2019?
All’inizio dell’anno ho conosciuto alcuni ragazzi di Satriano di Lucania e ho espresso il desiderio di fotografare il loro carnevale che, tra i carnevali antropologici della Basilicata, è tra i più interessanti per la varietà e i significati delle maschere tipiche. Così mi sono calato in uno dei Rumit che stavano preparando ed ho fotografato e riportato le sensazioni che si provano a celarsi dietro una maschera. Quando Rocco Perrone, direttore della rivista Al Parco e organizzatore dell’iniziativa, ha comunicato che avrebbero camminato da Satriano a Matera nel giorno in cui la commissione esaminatrice per la candidatura a Capitale Europea della Cultura sarebbe stata in città, ho deciso di partecipare. Oltre che per il desiderio di documentare con la fotografia questo meraviglioso progetto, che molti hanno definito epocale, ho voluto dimostrare il mio amore per questa terra dalla quale sono rimasto lontano per anni. Inoltre, la possibilità, direi il privilegio, di potermi immergere nella natura per tanti giorni non potevo lasciarmelo sfuggire. I chilometri sono stati quasi centocinquanta. Siamo partiti la mattina del primo ottobre e siamo arrivati al borgo La Martella la sera del 6 ottobre, dove ci siamo trovati con tutti i gruppi partiti da altre parti della Basilicata. Il 7 ottobre abbiamo attraversato gli ultimi chilometri, eravamo duecento persone. Una lunga carovana festante che è arrivata cantando a Palazzo Lanfranchi proprio nel momento in cui i commissari uscivano dopo la visita al museo e alla mostra su Pasolini.
Un pellegrinaggio laico per sostenere la candidatura di Matera 2019. Qual è il senso del passo lento della camminata?
Un passo lento ma continuo e deciso il nostro, con un obiettivo che sapevamo di non poter mancare. Un modo per sentire e capire la storia dei luoghi e delle persone che si incontrano sulla strada. Solo percorrendo le strade che la natura, l’uomo e gli animali hanno creato, nel tempo, è possibile comprenderne le differenze e le caratteristiche. A volte il passo è stato meno lento di quello che le nostre gambe avrebbero desiderato. A volte abbiamo camminato spediti, tagliando per campi, salendo ripide colline o costeggiando il greto dei torrenti, sia per accorciare il percorso, sia per evitare strade asfaltate e trafficate. A volte è stato molto difficile per me poter fotografare e stare al passo dei miei compagni. Tirare su lo sguardo, afferrare la macchina fotografica, prendere fiato per tenere ferma la mano, restare qualche secondo in apnea, controllare gli scatti, correggere e ripetere, comportava di dovermi trovare, alla fine, in fondo al gruppo con qualche metro da recuperare.
Avete riscontrato, durante il vostro cammino, quello spirito dell’accoglienza così come ha sottolineato il commissario Jordi Pardo?
Lo spirito dell’accoglienza è una cosa che noi lucani conosciamo bene. La pianificazione di questo cammino è stata fatta con la certezza che avremmo trovato dove dormire, da mangiare, i consigli su quale strada prendere o evitare. Il commissario Pardo, dichiarando pubblicamente la sua emozione di trovarsi in un luogo accogliente, ci ha riempito di orgoglio e felicità. Ho conosciuto persone che dopo aver visitato Matera, e la Basilicata di conseguenza, non riescono più a non pensarci, non vedono l’ora di poter tornare. Scherzando lo definii “mal di Lucania”. Tutti conosciamo tante storie di chi, venendo in Basilicata è tornato per rimanere, cambiando completamente la propria vita. Sono certo che non è solo per il buon cibo, per i paesaggi bellissimi e il clima mite.
Oltre al sostegno per Matera 2019 pensi che questa modalità di turismo sia replicabile in altri contesti?
Ne sono certo. Sono tante le guide turistiche e le persone che la stanno scoprendo. È un modo molto economico e adatto a tutti di potersi prendere cura della propria salute. E per scoprire, con stupore, la bellezza che c’è fuori la porta della propria abitazione.
Le possibilità che abbiamo sono enormi, il territorio per molti è ignoto e inesplorato. L’abbandono dei luoghi, dovuto all’emigrazione e alle politiche economiche del secolo scorso, rendono ora possibile un uso diverso e vivo di case e insediamenti rurali per accogliere chi vuole visitare la nostra regione con mezzi lenti ed economici.
Il resto dell’intervista nello speciale su Matera 2019 de Il Lucano Magazine!