All’indomani dell’unificazione, con la fine del brigantaggio, ai poveri lavoratori agricoli lucani non rimase altro che scegliere tra continuare a sopportare la miseria, aggravata dalla crisi economica e dalla durezza dei rapporti nelle campagne, o emigrare. Sulla rassegnazione a vivere in condizioni di estrema indigenza, prevalse la voglia di fuga dai luoghi di origine. Gli storici di questo imponente esodo dicono che la traversata transoceanica rappresentò, non per tutti, la realizzazione del sogno di migliorare le proprie condizioni di vita poiché tra i più disperati alcuni si ridussero a lavorare come schiavi nelle piantagioni brasiliane di caffè.
Col cominciare del secolo scorso, il processo migratorio lucano assunse caratteristiche talmente preoccupanti da portare l’allora Sindaco di Moliterno ad accogliere il Presidente Giuseppe Zanardelli, nella storica visita in terra lucana del 1902, affermando che lo salutava in nome degli ottomila compaesani, tremila dei quali erano emigrati in America e cinquemila si apprestavano a seguirli.
Per chi abbandonava la terra lucana, la possibilità di placare la nostalgia per le poche cose lasciate era rappresentata da qualche pagnotta di pane, non sempre di solo grano, e dall’immancabile forma di formaggio stagionato, normalmente ovi-caprino, da portare come emblema della Basilicata nei luoghi di arrivo.
Il tradizionale formaggio di Moliterno, impropriamente conosciuto come pecorino, è un prodotto ottenuto miscelando latte di capra e di pecora nel rapporto, grosso modo, di uno a cinque, ed utilizzando esclusivamente caglio di capretto. La modellazione delle forme è riconducibile alla tradizionale pressatura manuale della cagliata in cestelli di giunco (Juncus effusus) chiamati dalle genti del posto “fuscelle” e altrove, nell’Alta Val d’Agri, “fusciedde”. I luoghi tradizionali della stagionatura del prodotto rimangono i “fondaci”, gli ambienti interrati in cui la circolazione dell’aria e la costanza del tasso di umidità sono garantite da particolari accorgimenti costruttivi.
La conquista del prestigioso riconoscimento comunitario, Indicazione Geografica Protetta (IGP), nel 2010 deve costituire l’avvio di un percorso che porti al centro della filiera il territorio moliternese, con le sue diversità e specificità orografiche, storiche e ambientali.
Le dinamiche del canestrato di Moliterno nel nuovo numero de Il Lucano Magazine.