Vincenzo Torrio (non Vittorio Torrio come in un recente articolo pubblicato su Controsenso) fu docente elementare e dirigente socialista vicino a Nenni. Questi, ex aderente ai Repubblicani, socialista sin dal 1921, e nel 1923 direttore dell’Avanti!, durante l’esilio in Francia divenne segretario del Partito Socialista e membro dell’esecutivo della Internazionale socialista; nel ’36 aveva costituito con i comunisti il Battaglione Garibaldi che avrebbe preso parte alla guerra di Spagna, rinsaldando il patto nel ’41 a Tolosa cui aderì anche Giustizia e Libertà, in funzione antifascista; pur essendo in quel momento massimalista, si unì con il PSU di Turati, a conferma che il termine, usato spesso anche strumentalmente dagli antagonisti politici per screditare, non definiva in senso assoluto posizioni e intenti. Nenni ed il partito socialista, decisero ancora di partecipare al primo governo del dopoguerra, diretto da Parri.
Vincenzo Torrio, che era nato a Montepeloso (l’attuale Irsina) nel 1883, attraversò tutta la prima metà del ‘900 contribuendo al dibattito politico ed alla organizzazione del partito Socialista. Dopo Livorno e nel congresso del 1922 fu unitario. Il 20 luglio 22 Il Lavoratore diretto e da lui sostenuto, riportò l’esito del Congresso Straordinario provinciale. C’era una frazione riformista anti-collaborazionista con Di Napoli; la frazione centrista con Vincenzo Torrio che si dichiarò avverso ad ogni scissione e ad ogni intolleranza, sostenendo contro questi rischi la unità del partito che assunse la sigla di P.S.I.U.
Allontanato da Irsina, per motivi politici, dopo aver subito violenze dai fascisti, con un “trasferimento d’ufficio” nella scuola elementare di San Biase, frazione di Francavilla sul Sinni, poi, alcuni anni dopo, a Latronico, fu di fatto confinato, subendo periodi di carcerazione. Solo con l’arrivo degli americani e con la caduta del fascismo nel meridione, poté riprendere, in modo aperto e ufficiale, l’attività politica. Rivestì ruoli importanti nella ricostruzione del paese, tra l’altro quello di deputato alla Consulta Costituente.
Convinto che quella del ’21 fosse stata una diaspora foriera dei gravissimi danni che l’Italia aveva vissuto, e che quella dovesse essere superata, fu, quindi, seguendo Nenni, per l’alleanza tra i socialisti e il PCI (ndr. È fuorviante tentare qualunque raffronto con la situazione oggi vissuta nell’area di centro/sinistra). Morì il 4 aprile del 1954.
Nell’articolo compare una foto dell’archivio Torrio, nella quale si riconoscono Vincenzo Torrio, con la barba, l’oratore, Nenni, alle spalle Gatti, con un grosso fiocco, al collo, che amava indossare al posto della cravatta. Si distingue in basso, sul pannello che raffigura un lavoratore con una bandiera, il sole nascente, la falce ed il martello, la firma Gatti. Questi era anche pittore. Suo era un dipinto geometrico, quasi in stile “Mondrian”, a vistosi colori, sul portone, al 122 di Via Marconi, di una delle palazzine costruite dall’Istituto case Popolari.