Roberto Falotico è il candidato Sindaco di Potenza della coalizione Potenza Condivisa, Movimento Nuova Repubblica-Basilicata, Realtà Italia, Italia dei Valori. Il suo mandato? All’insegna di un’azione partecipata e di una responsabilità condivisa tra Pubblica amministrazione e cittadini.
Potenza capoluogo lucano. Cosa c’è e cosa manca in città?
Non voglio credere al recente sondaggio che indicava Potenza tra le città più tristi in Italia, ma un senso di disagio e di malcontento si respira. Tanto più dopo dieci anni in cui l’invasione selvaggia del cemento ha prodotto un senso di soffocamento, di asfissia, aggravato da quei monumenti che hanno contribuito a portare disvalore, in senso estetico e funzionale: mi riferisco alla Nave del Serpentone, al Ponte sospeso di Via Di Giura, al “non so come definirlo” davanti al Principe di Piemonte, al nodo “complicato” del Gallitello e a tanto altro. Ma, parallelamente, c’è una cappa opprimente dovuta ad una politica che si è fatta sempre più invasiva, chiusa, sorda al dialogo e alle sollecitazioni.
Ecco, quando immagino il mio mandato, penso invece ad un modello inclusivo, aperto, condiviso, soprattutto quando si parla di scelte che condizioneranno la vita e il futuro di famiglie, quartieri, pezzi importanti di questa città che possa tornare ad essere un luogo vivibile, moderno, ma solo se si realizzerà quell’azione partecipata tra Pubblica amministrazione e cittadini, in un alveo di responsabilità condivisa. Questo significherà ottimizzare e valorizzare le tante “anime belle” che ci sono in città: nella rete del volontariato, tra le associazioni culturali, tra i giovani creativi e tecnologici, o le donne con la loro capacità organizzativa e aggregativa, gli anziani con la loro esperienza, i professionisti.
Il primo provvedimento se diventasse Sindaco?
Evitare il dissesto, per evitare conseguenze gravi al personale del Comune e ai nostri cittadini, già alle prese con una tassazione locale che è la più alta d’Italia. Ma ci sono tanti primi provvedimenti da fare al più presto, perché le emergenze sono tante e fin dal primo giorno occorrerà iniziare a mettersi al lavoro per affrontarle. I cittadini mi stanno chiedendo di affrontare i tanti nodi esistenti e non si potrà perdere tempo prezioso, anche perché, quando mancano le risorse (e il Comune ci verrà consegnato con uno spaventoso deficit che sfiora i 200 milioni di euro) bisognerà metterci dentro idee e creatività. L’aspetto da sottolineare è che non è più il tempo dell’uomo solo al comando; i processi evolutivi legati al contesto urbano toccano talmente tanti aspetti che né il Sindaco né l’intera Amministrazione, da soli, potranno affrontare. Il primo obiettivo, allora, diventerà la messa a regime di un nuovo e più efficace modello organizzativo e operativo, che individui le priorità, distribuisca i compiti e pretenda un monitoraggio costante e puntuale dei tempi e delle progettualità, da comunicare in tempo reale ai cittadini attraverso le metodologie degli open data che rendono immediata la trasparenza.
Centro storico, trasporti, edilizia, rifiuti. Mi indica una priorità e il modo in cui affrontarla?
Sono tutte priorità e ce ne sono delle altre, ad iniziare dal welfare. Pur essendo piccola, Potenza inizia ad evidenziare delle preoccupanti crepe dal punto di vista della disparità sociale, non ce lo possiamo permettere. Se i servizi pubblici sono carenti bisognerà dare sfogo alle idee e costruire reti solidali che non facciano sentire abbandonati “gli ultimi”, le fasce deboli, perché il volto di una società civile emerge se riesce ad essere inclusiva. Il centro storico va ricostruito partendo dalle persone e dai servizi che devono tornare ad occupare edifici vuoti e inutilizzati. Toglieremo la Ztl perché occorre ridare ossigeno ai produttori di reddito: commercianti e imprenditori hanno sofferto troppo e il progressivo impoverimento del centro (dettato da strategie di delocalizzazione su cui si dovrebbe ragionare a fondo) ha prodotto gravissimi danni. C’è da ripartire da qui, portando il salotto buono della città a respirare di nuovo aria pulita fatta di incontri, relazioni, piacere di stare insieme, ma anche operatività, laboriosità, produttività. Allo stesso tempo, occorrerà dare attenzione a tutti i quartieri, progredendo verso una accettazione condivisa del concetto e della scelta di una mobilità sostenibile, costituita cioè dagli spostamenti a piedi, con i mezzi pubblici e, anche solo per svago, con la bici, magari quella a pedalata assistita che ho scelto come uno dei simboli della mia campagna elettorale. Riorganizzare la mobilità significherà giungere ad una rete di trasporto pubblico efficiente con una reale integrazione dei servizi di trasporto esistenti (treno, bus, scale mobili) con incentivi per il loro utilizzo (card unica del trasporto urbano a costo vantaggioso) e nuove proposte di collegamento funzionali.
Città e cittadini smart, rientrano queste tematiche nella sua visione urbana?
La visione smart affascina e intriga, non c’è dubbio, anche perché in questo concetto si innesta l’uso delle tecnologie con la creatività, la conoscenza, le competenze. Dico questo perché nella nostra visione del futuro il fattore “smart” è portato soprattutto dalle persone. E quindi di questa intelligenza collettiva dovrà nutrirsi Potenza, declinandola su una vocazione non calata dall’alto ma partecipata. Ci saranno lampioni intelligenti, o aiuole intelligenti che puoi irrigare con un tweet, solo se i cittadini contribuiranno a darci dati, idee, a dialogare sulle soluzioni migliorative per la città: l’identità digitale si può promuovere con la partecipazione attiva delle persone, purchè a monte ci sia un processo di fiducia che si generi nel nuovo corso che vogliamo intraprendere.
A un giovane direbbe: resta a Potenza perché oppure vai via perché?
Ho un figlio che è dovuto andar via, a cercare una prospettiva professionale lontano oltre mille chilometri da Potenza, quindi il tema lo vivo e lo soffro in prima persona. Il mondo è globale, è giusto che i giovani guardino all’Europa e al mondo per allargare i propri confini. Mi piacerebbe molto, però, che i potentini si sentissero cittadini europei e mondiali anche decidendo di provare a vivere e a scommettere qui il proprio futuro; ciò significherebbe riconoscere merito, valore e competenze, cosa che la politica ad oggi ha fatto in maniera veramente minima. Credo che ci siano spazi e un tessuto sociale tale da rendere possibile questo ragionamento.
Troveremo delle possibilità concrete per i ragazzi se sapremo trovare un’identità a Potenza, facendone un centro di eccellenza per servizi di alta qualità; se sapremo connettere e mettere a valore i centri di eccellenza che ci sono in città, in provincia e in regione; se sapremo guardare con attenzione al digitale e alle sfide che ci pone; se sapremo mettere le disponibilità istituzionali al servizio dell’innovazione. Ai giovani, però, dico anche che è venuto il tempo di uscire dal guscio, di creare network, utilizzare le tecnologie, comprendere quale direzione prendere utilizzando l’esistente (territorio, ambiente, gastronomia, ma anche connettività e reti immateriali). Non bisogna più “cercare un posto” o una scorciatoia (leggi raccomandazione) ma formarsi continuamente, specializzarsi, individuare nicchie e settori potenzialmente ricettivi e decider di dare valore aggiunto attraverso le proprie competenze. Solo se rovesciamo questo paradigma potremo pensare di dare un futuro ai nostri figli qui da noi. E’ il nostro sogno, deve diventare un nostro progetto.