Ogni anno, ad Avigliano, la sera del 14 giugno, vigilia del Patrono San Vito Martire, si rinnova la tradizione di rappresentare il corteo storico della cacciata dei turchi.
L’origine è da ricercarsi nella leggenda, appresa verbalmente dagli avi e trascritta da Vincenzo Claps in uno dei suoi scritti, secondo cui il primo nucleo abitativo di Avigliano era costituito da un gruppo di marinai che, nell’Ottavo secolo, erano giunti dall’Oriente, per rifugiarsi in seguito alla perdita della propria nave in combattimento. Questi, in occasione delle feste, solevano raffigurare l’episodio della perdita della nave, simbolo sacro e caro ricordo, costruendone una al cui centro era montato un castello a cupola.
Dal 2012 l’Associazione di Promozione Sociale Terra ha deciso di dare un valore aggiunto al significato della nave all’interno del corteo: essa non è più trainata dai saraceni, bensì dal popolo aviglianese, in costume tradizionale, per rappresentare la riconquista del Santo di cui gli “infedeli” si erano impossessati.
Gli uomini procedono armati di valestre e “parocc’l”, armature tipiche, mentre le donne li affiancano con le forche, cantando:
“E versiamo il nostro sangue che gloria non ci manca,
con il sangue e il sudore noi cacciamo l’invasore”
A capo della nave c’è un monaco francescano, Fra’ Andrea Lorusso, che incita il popolo a combattere e si sfida in un duello con il generale saraceno.
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