Antonio Masini nasce a Calvello, nel 1933, compie studi classici e si laurea in giurisprudenza. Le sue opere si trovano in collezioni pubbliche e private, ma anche in svariati musei di molte parti del mondo. Nel 1960 partecipa alla mostra nazionale di Pittura, “Primo centenario della rivoluzione lucana” e gli viene assegnato il primo premio. Nello stesso anno, frequenta l’accademia di Belle Arti di Napoli.
Masini è un pittore dalla forza visionaria. Quella che rappresenta è una realtà violenta che mostra in modo evidente la propria decadenza, il dissolvimento degli oggetti tecnologici. Ha tenuto rassegne personali in tutte le principali città italiane e mondiali. Dopo il sisma del 23 novembre 1980, la terra torna ad essere centro ispiratore della sua pittura. Ha dedicato ampio spazio alla scultura in bronzo e ferro, come le sculture delle chiese di S. Croce a Potenza e S. Alfonso a Foggia, in bronzo e cemento armato, nonché la medaglia “23 novembre 1980 Basilicata-Emilia Romagna”. Intensa è la sua attività grafica. Nel 1980 vince la Palma d’Argento al “Premio Internazionale della Grafica” a Cannes (Francia).
Nell’autunno del 1986, esegue trenta opere che attingono dalla poesia leopardiana e che fanno anche parte di una mostra itinerante dal titolo “Masini visita Leopardi”. Nel 1989, realizza una mostra a Milano dedicata ai fratelli Rosselli (giornalisti e attivisti dell’antifascismo italiano assassinati nel 1937, su mandato dei servizi segreti del fascismo), nella biblioteca di Palazzo Sormani e inaugurata da uno dei più grandi padri della patria, Sandro Pertini e dall’ex presidente del consiglio dei ministri Giovanni Spadolini. Nel 1993 fa un viaggio in Cina. Da questa esperienza nasce una serie di opere che portano il titolo “I Cavalli di Xi’an”. Ne segue una pubblicazione che reca lo stesso titolo. Nel ’94 termina, per la scuola media “L. Sinisgalli” di Potenza, un monumento in onore al poeta di Montemurro.
Tra il 1997 ed il 1999 esegue, per la chiesa di S. Antonio a Pignola, la Porta del Giubileo, presentata da Mons. Gianfranco Ravasi. Solo ultimamente porta a conclusione il suo dipinto più grande. Si trova nella Piazza del Seggio a Tito. “Ho impiegato sei mesi per realizzarlo. – ha detto – Son voluto partire dai buoi e dalla preistoria, per arrivare al mito greco delle acque sulfuree. Non a caso, dopo la cattura dei buoi, c’è la dea delle acque Mefitis. Poi sono arrivato alla figura di San Valerio, rappresentando un santo dei primi secoli del Cristianesimo. Nel 1420 circa, Giovanna Orfina, una damigella di corte, fu aggredita dai bifolchi di Satriano. Così, ho raccontato anche l’aggressione di questa donna, l’incendio, la distruzione di Satriano e la fuga della regina dal paese. Ma siccome a Picerno e Tito ci furono delle insurrezioni dopo la rivoluzione francese, questa donna fu fatta prigioniera e gli austriaci la condannarono a morte, perché si oppose alle forze antirivoluzionarie borboniche”.
“Dopo aver realizzato tutto ciò, – prosegue Masini – sono arrivato a rappresentare l’epoca moderna, raffigurata attraverso un groviglio di serpi, per simboleggiare il mondo del malaffare politico, soprattutto degli ultimi tempi. Nella parte finale, invece, ho pensato al futuro, raffigurando la famiglia, nucleo e rifugio di ogni essere umano, proprio attraverso l’immagine di un padre che abbraccia i suoi figli.”