Diversi anni fa, nel mentre di un’ardua discussione sul senso di appartenenza ed una viscerale ed appassionata dichiarazione d’amore nei confronti della mia città, venivo a conoscenza di una delle personalità più interessanti che mi fosse mai capitato d’incontrare.
Non ebbi il piacere di stringere rapporti d’amicizia né ebbi con questi alcun colloquio illuminante, ma per il tramite della sua imponenza e preparazione professionale e, concedetemi il termine, passionale ebbi modo di ritrovarmi a dichiarare apertamente quale fosse la mia opinione in merito alla mia città, io sempre defilata ed umile, quella persona che sicura del fatto suo aspetta, sta zitta, ascolta, per poi travolgere con fatti, pensieri e parole, chiunque o qualsiasi cosa.
Tuttavia i mezzi sono sempre diversi, vanno dalla creatività alla conoscenza, dalla fantasia all’analisi matematica, già io e il mio rapporto strano con i numeri…
Comunque quella volta, in quel contesto, persi la testa, attaccando ferocemente chi definiva Potenza non solo brutta, ma anche priva di forza, una città avvinghiata alla poltrona e che di tutta la sua storia l’unica cosa che risaltava agli occhi di chi veniva da fuori era la sua sudditanza e grigia inadeguatezza.
Non potevo sopportare tanto, non in quei termini; io, Potentina da diverse generazioni, io, che farei qualsiasi cosa per la mia città e che soprattutto ho avuto il privilegio di conoscere e crescere con persone brillanti, figlie di questa terra e orgogliose di esserlo, io, affetta da una filosofia “metalmeccanica” (concedetemi il termine), una di quelle persone che non si è mai sentita la mente di un moto rivoluzionario ma piuttosto il braccio, molto più vicina a Masaniello che alla brillante mente dell’avvocato Giulio Genoino.
L’articolo completo sarà disponibile sul prossimo numero del Lucano Magazine