Alessandro Zenti è un fotoreporter di Melfi che vive da dieci anni la professione giornalistica nel senso più libero e autonomo, senza lasciarsi imbrigliare da falsi dogmi o pregiudizi. È uno spirito vivace e pieno di sogni che, alla stregua di tanti colleghi che vivono la professione giornalistica sul campo, periodicamente si reca sul fronte di guerra, lì dove urgono le emergenze umanitarie più impellenti, per tastare il polso e documentare con reportage fotografici una civiltà cosmopolita ostile nei luoghi dove i conflitti civili, le guerre di occupazione del territorio, la ridefinizione dei confini geopolitici sono in continuo divenire e perciò difficilmente accordabili.
Le cronache giornalistiche odierne inquadrano, come una camera di regia onnipresente, i conflitti sanguinari tra faide opposte, e, in primo piano, sormontano il Medio Oriente fondamentalista (Siria, Libia, Libano, Egitto, Tunisia), ma esistono zone come il Kosovo dove, nonostante i passi da gigante in termini di assistenza sanitaria alla popolazione, la popolazione vive ancora strascichi di effetti post-bellici, e il Marocco, che sta vivendo una graduale campagna di “occidentalizzazione” che ha fatto progredire civilmente lo stato con un’apertura verso la condivisione accompagnata da un ferrei controlli sulla sicurezza pubblica.
Dietro il lavoro di un giornalista freelance, considerato spesso soltanto come un inviato di provincia in cerca di fortuna, c’è la dedizione di chi ama la professione e cerca di trasformare, pur tra mille difficoltà, la propria passione in lavoro. Quando, poi, si parte da un ambiente provinciale, riuscire a sfondare in un campo caliginoso diventa un’impresa temeraria. Così Alessandro Zenti decide si sbottonarsi al Lucano Magazine, parlando di una vita vissuta sui carboni ardenti, di una continua sfida contro le proprie paure e in alleanza con il coraggio. Ci parla di una iniziativa nata proprio dall’idea di Zenti di coinvolgere il vicario della Diocesi di Melfi, Don Vincenzo D’Amato, che ha visto coinvolta in prima linea l’Ordine dei Farmacisti di Basilicata e, nello specifico, tutte le farmacie di Melfi, sorprendendo anche i più scettici sulla capacità da parte della comunità melfitana di riuscire a inalveare uno spirito solidale in difesa del diritto alla salute dei più deboli.
Tra i prossimi eventi che il giornalista ha intenzione di realizzare vi è una mostra fotografica a Palazzo Donadoni con tutti gli scatti del Kosovo. Un’idea, in itinere, di cui però manca ancora l’ufficializzazione da parte del Comune di Melfi. L’intervista, poi, si sposta nei meandri profondi di quanto sia difficile svolgere la professione di inviato che si destreggia sul filo del rasoio in luoghi dove i pericoli sempre in agguato. Ma ammette: “Non c’è bisogno di spostarsi in zone di guerra a migliaia di chilometri per avere un assaggio di quelle che possono essere le criticità, basta andare a una delle manifestazioni di piazza che spesso sfociano in violenza”. È sorprendente come un’anima concreta si nutra di sogni ma anche di ragionevole prudenza. Certo, la forza inenarrabile di una foto a volte riesce a comunicare empaticamente più di mille costruzioni discorsive ma bisogna “ricordarsi sempre – conclude Zenti – che la vita vale di più di una bella foto”.
Un consiglio per i giovani appassionati di questa professione, affinché non siano soltanto dei mestieranti, è di aggiornarsi e specializzarsi con molta attenzione per essere preparati ad ogni evenienza.
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