Si è concluso ieri presso il Parco Nazionale Appennino Lucano-Val D’Agri il 1° congresso dei geologi di Basilicata intitolato “Ricerca, utilizzo e sviluppo delle fonti fossili” per discutere su temi delicati quali l’esplorazione e la coltivazione di idrocarburi in Basilicata e nel Bacino del mediterraneo, l’esplorazione geologica del sottosuolo e la modellazione dei sistemi petroliferi, la pericolosità geologica (il ruolo della Geoingegneria), il monitoraggio e il controllo ambientale in caso di emergenze, lo stoccaggio di biossido di carbonio e di gas naturale, la compatibilità dell’estrazione petrolifera con il patrimonio geologico-ambientale della Basilicata, le politiche di tutela e prevenzione ambientale e il ruolo delle nuove professionalità e competenze geologiche relative alle fonti fossili.
Convegno che nei giorni scorsi ha suscitato molte polemiche confluite nella manifestazione “Mo Basta”, svoltasi sabato mattina in Piazza Prefettura.
Indignati lucani, La Locomitiva della Val D’Agri, Movimento Cinque Stelle, No Triv, Radicali Lucani, Ribelli Web insieme per protestare contro “il raddoppio delle attività estrattive, i disastri ambientali e il rischio per la salute”.
Dieci sono le domande rappresentative di un grido d’allarme che i comitati avrebbero voluto porre al ministro Corrado Clini.
E poi al governatore De Filippo, artefice della moratoria sul blocco delle estrazioni petrolifere, bocciata dal governo, vorrebbero domandare come mai abbia deciso di partecipare ad un “congresso manifestamente pro trivella e non aver invece accettato l’invito a partecipare a convegni dove geologi di chiara fama internazionale esprimevano forti preoccupazioni riguardo l’estrazione di idrocarburi e la reiniezione quale probabile causa di eventi sismici”.