Si sono svolti questa mattina ad Acquaviva delle Fonti, in provincia di Bari, i funerali di Cesare Colafemmina.
Per i familiari, gli amici, i conoscenti, i suoi tanti studenti, i colleghi delle università di Bari e di Cosenza e tutte le persone che per le più disparate ragioni hanno avuto la fortuna di incontrarlo e frequentarlo, la notizia della sua dipartita è stata un fulmine a ciel sereno.
Infatti, benché molto malato da alcuni mesi, tutti coloro che gli erano intorno speravano che la sua tempra, il suo coraggio, avrebbero fatto retrocedere la malattia, l’avrebbero alla fine sconfitta: così, purtroppo, non è stato.
Con la scomparsa di Cesare Colafemmina scompare non solo uno dei maggiori storici meridionali ma soprattutto uno dei più eminenti ebraisti europei.
Dopo gli studi teologici e filosofici, infatti, il professor Colafemmina aveva individuato con certezza la sua passione, cioè lo studio della civiltà ebraica nel Meridione d’Italia, ed in questo settore egli era diventato un punto di riferimento ineludibile, un nume tutelare per studenti, giovani studiosi e cultori.
Autore di imponenti monografie sugli ebrei di Calabria, di Basilicata e di Puglia dagli ultimi secoli dell’impero fino all’età moderna, Cesare Colafemmina ha avuto il grande merito di aver indagato, non solo documentalmente ma anche ‘sul campo’, la presenza ebraica in Lucania dedicandosi in particolar modo al sito di Venosa, che, insieme a Melfi, è quello più rappresentativo per la cultura mosaica lucana.
Un vuoto, quello lasciato dal professor Colafemmina, incolmabile non solo da un punto di vista culturale ma soprattutto dal punto di vista umano, essendo stato egli un Maestro negli studi, un mentore ed una guida sicura e, tante volte, un amico sincero per chi gli si avvicinava.