Non si può parlare di Stefano Boring senza prima di tutto dire che Stefano Boring non esiste. E’ lo pseudonimo dietro al quale si cela un artista e uno scrittore lucano del quale non riveleremo alcun dettaglio biografico. Questo ci porta immediatamente dentro al suo pensiero e alla sua visione del presente.
“Non è importante per me – afferma- che si sappia chi sono, ma soltanto ciò che faccio. Parte della mia produzione esprime la mia contrarietà verso il culto della persona, poiché penso che uno dei problemi della società contemporanea sia l’ansia di apparire. Una perversione moderna, un problema tuttora irrisolto. Fromm parlava di fuga dalla libertà attraverso il rifugio nei totalitarismi. Oggi ci si rifugia nel culto di sé, ma più che in se stesso come individuo, in una creazione di se stesso, un essere virtuale continuamente bisognoso di verifica della propria esistenza. Il tutto solo per placare la paura di non essere, di non esistere, di non appartenere. Perfetto esempio di questi comportamenti perversi, è facebook e l’utilizzo che per lo più ne viene fatto”.
Opera prima di Boring è la raccolta di racconti “Privato”, edito dalla linea “Minimal” della “Ibiskos editrice Risolo”.
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