Del naufragio della Costa Concordia si è scritto e detto tanto e si continua a scrivere e dire ancora, perciò aggiungere notizie fresche o dettagli di prima mano non è nelle mire di queste righe. Per questo lavoro c’è chi costantemente presidia i luoghi e le sedi adatte e continua o rifornirci di dati e informazioni preziosi sull’argomento. Alcune considerazioni sull’accaduto, però, e soprattutto sulle modalità e le motivazioni che lo hanno determinato, raccolte più che altro negli ambienti giovanili e studenteschi lucani, lasciano sconfortati e meritano di essere riportate. A chiarire ruoli e responsabilità che hanno determinato la tragedia ci penserà la Magistratura, ma quello che davvero fa rabbrividire è la ormai ragionevole certezza che non si è trattato di una fatalità. Appare già evidente che una serie di leggerezze ha portato a una sciagura pesante in termini di vite umane in primo luogo, e poi anche in ambito eco-ambientale ed economico. La figura del comandante col suo comportamento ha attirato su di sé tutti i sospetti di colpa fin dall’inizio, ma può un solo uomo determinare una tale tragedia? E tutti gli altri ufficiali? E tutti i sistemi di monitoraggio della posizione da remoto? E Tutti i sistemi di sicurezza? Ma come? Nemmeno un ecoscandaglio di cui sono dotati persino i più minuscoli pescherecci? Si dice da più parti che l’ormai famoso “inchino” sia una prassi consolidata e guardata con favore per i benefici pubblicitari che ne derivano. In questo caso ci sarebbero responsabilità congiunte dell’Armatore e degli altri interessati. Lo sconforto che deriva da queste considerazioni è che, tanto nel caso di errore umano, quanto di leggerezze diffuse e condivise, non si saprebbe a quale delle due ipotesi attribuire la qualifica di “male minore”.
E’ da tempo che le crociere non sono più prerogativa di pochi privilegiati e sono tante le famiglie, anche lucane, che hanno scelto una crociera come vacanza alternativa. Serpeggia ora la consapevolezza che il rischio corso sia stato molto più alto di quello che appariva. Tutta questa impressione di enorme forza e grande stabilità che queste imponenti navi trasmettono si è sbriciolata sugli scogli del Giglio, annullata dalle più banali leggerezze. A uscirne con le ossa rotte, oltretutto, è anche l’ “italianità”: Costa Crociere, infatti, benché di proprietà americana, batte bandiera italiana e il naufragio è avvenuto sulle coste italiane. Non tutto sarà recuperato dal fondo del mare, ma si spera che a galla venga tutta la verità.