Gli elevati costi e gli ingiustificati privilegi dei nostri politici suscitano da sempre l’irritazione degli italiani. In tempi di crisi, però, questo risentimento si fa ancora più forte e l’interesse e la voglia di saperne di più cresce parimenti. Non è un caso, difatti, il largo successo de ”La Casta”: libro imperniato sui privilegi della politica che ha rapidamente venduto un gran numero di copie. In tempi in cui la parola “sacrifici” la fa da padrone, mal si tollera il dispendio non giustificato di notevoli risorse pubbliche generato non soltanto da uomini politici di primo piano e di respiro nazionale, ma in generale da tutto l’ampio e diramato apparto politico periferico che annovera gregari e seguaci, il cui costo non è per niente congruo se paragonato a quello di colleghi di altri paesi che rivestono ruoli di più alto rango politico. Ecco, dunque, che termini quali incentivi, vitalizi, indennità, auto blu etc. contrapposti a sacrifici, tasse, ticket, imu, ici e quant’altro, risultano assolutamente indigesti nell’attuale contesto economico. Il taglio dei costi della politica non sarà la panacea per tutti i mali del paese, ma se l’appello a stringere la cinghia viene dalla politica, è normale attendersi da essa quantomeno il buon esempio. Sarebbe opportuno, inoltre, che il taglio non riguardasse soltanto i costi, ma anche l’eccessiva e pervasiva invadenza in troppi ambiti della società. Interessi, tornaconto, corruzione, clientelismo, inefficienza e scarsa lungimiranza sono termini che troppo spesso si associano alla politica e ai politici. Un taglio a queste distorsioni forse non potrebbe quantificarsi con una precisa cifra in una finanziaria, ma i benefici che produrrebbe non sarebbero certo trascurabili.