IL CONFORMISMO

Ogni popolo, ogni nazione, ogni cultura è caratterizzata da una certa omogeneità di pensiero, di fede e di educazione alla vita che li contraddistingue e ne delinea una identità specifica che costituisce un valore prezioso. Quando invece la maggioranza degli individui propende per l’acquisto degli stessi oggetti con poco senso critico o cede nel mettere in atto comportamenti finalizzati solo all’uniformità del gruppo, allora più che di identità si può parlare di conformismo che sicuramente non è un valore da vantare.
D’altra parte anche condotte educative con finalità positive, quali, ad esempio, la tendenza delle famiglie alla trasmissione dei valori della cultura dominante o la stessa formazione scolastica e lavorativa confinata in ristretti protocolli, possono favorire involontariamente la tendenza al conformismo, nel senso deleterio del termine.
Può accadere, dunque, che persone che si discostano dalla media non vengano viste così tanto di buon occhio. Allora l’adeguamento ai comportamenti di un gruppo, siano essi i compagni di scuola o classi sociale di appartenenza diviene un dovere di convenienza.
Ma se ci si ferma un attimo a riflettere, si può rilevare come grandi contributi al progresso umano, artistico o scientifico sono stati dati da persone molto creative ed estrose. Persone, tutto sommato, notevolmente discoste dalla media dei propri contemporanei e, perciò, poco uniformate e affatto conformiste.
Dunque una certa divergenza dalla media forse meriterebbe uno sguardo meno diffidente da parte degli “uniformati”. Spesso, infatti, dietro la divergenza si sono trovate persone originali che con la loro creatività e passione hanno prodotto opere d’arte di immane valore, sono stati protagonisti di scoperte epocali o hanno rivoluzionato il modo di vivere corrente.
Tutto il sistema educativo potrebbe forse fare qualcosina in più per favorire l’emergere del pensiero critico, dell’originalità e dell’indipendenza di giudizio.