“Nel Medioevo europeo, lungo le vie dei pellegrinaggi che conducevano ai grandi santuari, sorgevano luoghi di sosta e di ristoro, ostelli, solitamente annessi ad un monastero, dove il pellegrino riceveva asilo, cibo, protezione, cure. Erano tappe di un viaggio spirituale oltre che fisico, metaforico oltre che reale. L’hospice moderno si riallaccia a questa tradizione e rappresenta il luogo dove si ricevono le stesse cure lungo la strada che si percorre verso la fine della vita”.
A fornirci questa spiegazione è Raffaele Messina, presidente degli “Amici dell’Hospice San Carlo Onlus”, l’associazione di volontariato che opera nell’Hospice dell’ospedale di Potenza. A lui ci siamo rivolti per sapere di più sulla loro attività.
Quando nascono gli “Amici dell’Hospice” ?
Gli “Amici dell’Hospice San Carlo” nascono a novembre del 2008 per volontà di dieci soci. E’ una Onlus iscritta nel registro regionale del volontariato.
Quanti siete?
Il gruppo conta oggi circa sessanta iscritti attivi mentre altre cinquanta persone si sono iscritte al corso d’ingresso. L’associazione è composta da soli volontari che prestano il loro operato a titolo gratuito, condizione imprescindibile per l’adesione . Economicamente l’associazione si regge esclusivamente su donazioni libere e volontarie.
Quali sono le attività che l’associazione svolge?
La nostra mission si ispira ad una famosa frase della fondatrice degli Hospice, Cecily Saunders, la quale proponeva di aggiungere ”Più Vita ai Giorni” a coloro che “vivono” l’Hospice, pazienti soprattutto, ma anche familiari e gli stessi operatori socio-sanitari. All’interno del reparto Hospice abbiamo istituito “l’ora delle coccole” che consiste nella somministrazione “colorata” di alcuni alimenti e bevande, dai sapori insoliti ma familiari, serviti con il calore di una coccola. Ci occupiamo di Terapia Occupazionale che va dal decoupage al laboratorio di cucina, dalla pittura all’orto-occupazione, dalla lettura “audio-mediata” al fai-da-te. Sono attività rivolte ai pazienti e a chi si occupa di loro e che servono al recupero dell’autostima e della fiducia in se stessi. In passato abbiamo organizzato eventi culturali, tra i quali il concerto di musica jazz realizzato in collaborazione con “Marco Lopomo e con il Marco Smile Quintet”, una mostra d’arte con l’associazione culturale “La luna al guinzaglio” dal titolo “Homo legens ovvero Quando chi legge inventa”, un concerto di musica rock con la “Sugar Sound”, una cena di “San Valentino a lume di candela” con l’associazione cuochi di Basilicata e altri eventi celebrativi e ricreativi. Inoltre in questi tre anni di attività l’associazione ha finanziato tre borse di studio per un medico palliativista da aggiungere all’organico dell’Hospice, un progetto di musico-terapia e, in ultimo, quest’anno una borsa lavoro per l’inserimento di uno psicologo/a dedicata al reparto (progetto in esecuzione).
Cos’è la Gelotologia?
La gelotologia (dal greco ghelos, risata), nota anche come comico terapia o Terapia del Sorriso, è la disciplina che studia ed applica le potenzialità del ridere e delle emozioni positive in funzione di terapia, prevenzione, riabilitazione, formazione. Essa occupa il territorio al limite tra Scienza ed Arte. Da un lato, infatti, la gelotologia si avvale degli studi di PsicoNeuroEndocrinoImmunologia (PNEI) che hanno sostanziato come le emozioni, attraverso complessi meccanismi neuro-endocrini, influenzino direttamente il sistema immunitario, il garante della nostra salute. Dall’altro essa si avvale dell’arte comica, della poesia, della magia, della musica, arti in grado di attivare la relazione empatica tra chi è in difficoltà (persone ammalate o socialmente svantaggiate) e chi ha intenzione di esercitare la relazione d’aiuto.
Nella nostra esperienza abbiamo più volte verificato che dove la medicina a volte non riesce ad agire un semplice sorriso può compiere piccoli grandi miracoli!
Qual è il ruolo del clown?
Quando si pensa ad un Hospice l’emozione immediata è angoscia, tristezza, paura e impotenza. Nessuno mai avrebbe osato accostare questi sentimenti ad un clown, colorato, sorridente, emblema di vita e di gioia. La caparbietà e la forza di quel Sorriso hanno invece dimostrato nel tempo che il clown aveva trovato nell’hospice una nuova casa. Il Clown in Hospice si occupa del malato, dei parenti e del personale medico-sanitario. Noi parliamo di comunità che cura la comunità! Il Clown è lo strumento di riconnessione con il mondo relazionale del paziente, attraverso il quale recuperare una dimensione nel passaggio, contattare e vivere appieno l’emozione della sofferenza, della paura, dell’angoscia e traghettarla verso un’emozione positiva di Vita! I risultati della Terapia del Sorriso, positivi oltre ogni aspettativa, stanno attirando l’interesse della medicina palliativa.
E’ prevista una formazione per i volontari?
Abbiamo investito sin da subito sulla formazione e la professionalizzazione dei volontari organizzando percorsi formativi di ingresso, completamente autogestiti dall’Associazione, a cura di medici, infermieri e volontari del reparto, e percorsi formativi di Terapia del Sorriso, tenuti dall’Istituto di ricerca, documentazione e formazione “Homo Ridens” della federazione internazionale “Ridere per Vivere”. Il corso di formazione è di cento ore e si ottiene l’attestato di “Volontario del Sorriso”.
Quali insegnamenti traete dall’attività in Hospice?
La nostra Associazione è fatta di persone semplici che hanno conosciuto la famiglia dell’Hospice o ne sono entrati a far parte e hanno riscoperto in questa realtà la possibilità di guardare la Vita con occhi diversi e di riscoprirla in ogni istante persino nei momenti più critici. Se non possiamo combattere la malattia possiamo sicuramente combattere la sofferenza, l’abbandono, la rinuncia!!! Il nostro scopo è anche quello di mostrare a tutti quanto reale sia questo Sogno! Dice Fabio Volo: “Fai vedere al tuo sogno che veramente ci tieni a incontrarlo, senza pretendere che lui faccia tutta la strada da solo per arrivare fino a te, poi le cose accadono. I sogni hanno bisogno di sapere che siamo coraggiosi”.