Se si prende un bel bicchiere di acqua pura e vi si versa un po’ di sale mescolando per qualche istante, il sale si scoglie completamente e la soluzione riassume l’aspetto limpido che aveva in origine. Possiamo rifare l’operazione per un certo numero di volte e il fenomeno si ripete. Ad un certo punto, però, il fenomeno cessa di verificarsi e la nostra acqua non è più in grado di sciogliere nemmeno un granello di più: è la soluzione satura. A governare il fenomeno sono leggi chimico-fisiche che, in dipendenza di diversi fattori, prima di tutto la natura del solvente e del soluto, ne spiegano le ragioni.
Sembrerebbe che un funzionamento simile a quello che sovrintende la solvibilità di un soluto in un solvente possa riconoscersi anche nella capacità di una società di assorbire ed integrare persone provenienti da culture differenti.
Sembrerebbe, difatti, che fino a quando il numero degli immigrati si mantiene al si sotto di una certa soglia, l’accoglienza è benevola e lo spirito è di fratellanza, oltre certi limiti l’accoglienza comincia a trasformarsi in tolleranza, se si travalicano certi limiti si sfocia nell’intolleranza.
Sempre per trovare alcune analogie con il meccanismo chimico-fisico delle soluzioni, ove si possono individuare sostanze molto solubili e sostanze meno o per niente solubili, sembrerebbero esistere culture più assorbibili ed integrabili, e culture più difficili da “sciogliere”. Per ogni sale è conosciuto il grado di solvibilità ed è possibile, perciò, data una certa quantità di acqua, calcolare esattamente la quantità di sale che la stessa può portare in soluzione o conoscere la quantità di sostanza che rimarrà sul fondo se questa eccede. Questo non può avvenire per determinare il grado di accoglienza delle culture differenti, e, chiaramente, evidenzia che l’esempio del meccanismo soluto/solvente è senz’altro solo un modo provocatorio per approcciare il problema, che però esiste e che a volte si manifesta in forme estremamente drammatiche.
I fatti di Londra di qualche settimana fa, quanto accaduto a Parigi nel 2005, i numerosi e sempre più frequenti episodi di intolleranza ai quali assistiamo in Italia, la strage incredibile perpetrata in Norvegia, dimostrano che stati di disagio e mancata integrazione stanno via via alimentando sentimenti di intolleranza ed ostilità che possono sfociare anche in fatti tragici oltre le aspettative. Peraltro proprio dai paesi modello in fatto di accoglienza ed integrazione stanno giungendo ultimamente le picconate più dure al modello della società multiculturale. Che sia la fine della società multiculturale figlia della globalizzazione?
Sicuramente vanno disincentivati pregiudizi e diffidenza, ostici ostacoli all’integrazione, favorendo tutti quei fattori che, a mo’ della pressione e della temperatura nelle soluzioni chimico-fisiche, aumentano il grado di assorbimento delle diverse culture; ma, allo stesso tempo, è prioritario prendere coscienza e consapevolezza della situazione attuale e prospettica per poter operare tutti quegli interventi e correttivi necessari a non trovarsi, domani, immersi in una soluzione satura per abbondanza di incompetenza ed incapacità e scarsezza di necessaria lungimiranza.