“Adesso basta: Fenice va spenta”. Questo il grido che ha riunito organizzazioni ambientaliste e comitati cittadini lucani e pugliesi a Lavello nella serata dell’8 luglio. Il corteo si è snodato per le vie del centro e ha raggiunto il piazzale Sacro Cuore. A coordinare la manifestazione il locale comitato “Diritto alla Salute”, da tempo schierato contro l’inquinamento selvaggio che in assenza di accurati controlli l’inceneritore Fenice perpetra sul Vulture-Alto Bradano e sulla vicina Capitanata.
“La nostra -afferma il presidente Nicola Abbiuso– è una battaglia di legalità e giustizia”. La situazione di rischio ambientale dura ormai dal 2007, anche se solo nel 2009 la società francese che gestisce l’inceneritore ha denunciato la presenza nelle vicine falde acquifere di metalli pericolosi come nickel e manganese; gli ultimi controlli dell’ARPAB hanno fatto emergere anche la presenza di arsenico. “Metà dei rifiuti italiani vengono bruciati dalla Fenice: ciò è inaccettabile -prosegue Abbiuso- gran parte del PIL della Basilicata proviene da questa zona e non si può ignorare la salute di 7000 lavoratori”. Sottolineata la necessità di un controllo indipendente sulle attività di incenerimento. Già un’inchiesta de “L’Espresso” infatti ha svelato intercettazioni del Corpo Forestale di Cassino su traffici di rifiuti industriali pericolosi smaltiti come rifiuti “puliti” grazie a false certificazioni.
Sul palco anche il vescovo monsignor Gianfranco Todisco e il sindaco di Lavello Antonio Annale. Significativi gli interventi del radicale Maurizio Bolognetti e di Michele Solazzo (Comitato di Capitanata) contro la proliferazione degli inceneritori anche nella vicina Puglia: “Bisogna uscire dalla logica dei rifiuti e iniziare a parlare di materiali che possono essere rimessi in circolo con vantaggio di tutti”. Così Miko Somma del comitato lucano No Oil: “Occorre ribellarsi a una politica che stende su questi problemi il velo pietoso del ‘tuttapposto’. Il sistema di riciclo sottolinea Somma- può dare molto più lavoro dei pochi posti forniti ad altissimo prezzo dagli inceneritori.
La manifestazione, che si è conclusa a tarda sera con un presidio davanti allo stabilimento a San Nicola di Melfi, è solo un inizio. Ciò che chiede il comitato è riassunto in pochi punti: blocco immediato dell’attività di Fenice e messa in sicurezza del sito; avvio di un’indagine epidemiologicae di un protocollo sanitario rivolto in particolare agli operai dell’inceneritore e della Sata; realizzazione di una rete di monitoraggio ambientale con aggiornamenti in tempo reale; avvio di un’indagine sulle attività di Fenice da parte delle forze dell’ordine competenti.