Di tanto in tanto torna ricorrente nei media e nelle discussioni accademiche e non il tema della parità dei sessi. Generalmente se ne parla con riferimento al mondo del lavoro, ove il percorso che porta alla “pari opportunità” tra i sessi non può certo considerarsi concluso. Ma ancora peggio va tra le mura domestiche, ove (le statistiche parlano chiaro) i tre quarti del lavoro casalingo viene svolto dalle donne. E non si parla solo delle casalinghe a tempo pieno, le quali, tra l’altro, sempre più spesso svolgono questa mansione non per scelta, ma per assenza di alternative nel mondo del lavoro retribuito, portando inevitabilmente a vivere il lavoro di casalinga con frustrazione ed umiliazione. Invero la percentuale preponderante di fatiche domestiche tocca anche alle donne in carriera, che, all’uscita dall’ufficio, si sobbarcano le incombenze di casa e la gestione dei figli. Sembrerebbe, oltretutto, che gli uomini del nostro paese siano i meno collaborativi d’Europa. I dati Istat indicano che le donne dedicano alle faccende domestiche in media 5 ore e 9 minuti, contro appena 1 ora e 43 minuti impiegati dagli uomini. E pensare che c’è anche qualcuno che afferma che la colpa di questa minore offerta di collaborazione sia da imputare proprio alle donne, che si dimostrerebbero piuttosto accentratrici quando si tratta del controllo e della gestione della casa. Dopo il danno la beffa! Sarebbe ora, dunque, che, anziché riempire di chiacchiere vuote le discussioni in tema di parità, noi maschietti cominciassimo per prima a rimboccarci le maniche ognuno a casa propria.