ERASERHEAD – LA MENTE CHE CANCELLA | ||
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Anno | 1977 | |
Di | David Lynch | |
Scritto da | David Lynch | |
Musiche | David Lynch, Peter Ivers, Fats Waller | |
Montaggio | David Lynch | |
Fotografia | Frederick Elmes, Herbert Cardwell, David Lynch |
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Cast | Jack Nance, Charlotte Stewart, Allen Joseph, Jeanne Bates, Laurel Near, Jack Fisk, Neil Moran, Judith Anna Roberts, Jean Lange, Thomas Coulson, V. Phipps Wilson, John Monez, Hal Landon Jr., Jennifer Chambers Lynch, Jack Walsh, Darwin Joston, Brad Keeler |
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Produzione | David Lynch | |
Durata | 88′ | |
Titolo Originale | ERASERHEAD |
“Dark Night Of The Soul” 4:40
Sparklehorse
Dark Night Of The Soul (2010)
ERASERHEAD – LA MENTE CHE CANCELLA
“Dove un tempo stavano alcune case, c’è un uomo con una pistola. In qualche parte del vicinato, un padre annichilisce il figlio, in fondo ai miei pensieri. Il carnefice si guarda intorno mentre aspetta, la corda si tende e poi si spezza. Un giorno moriremo nei vostri sogni.”
Ian Curtis (1956-1980)
“Eraserhead” … Un sogno di cose oscure e inquietanti, un vecchio giradischi … David Lynch, il disegnatore dell’incubo, e la sua prima “creatura”, in poco tempo divenuta un film di culto nei cinema di mezzanotte e una garanzia di contratto per il lavoro successivo: “The Elephant Man” (1980), prodotto da un entusiasta Mel Brooks che decise di scommettere parecchio sul giovane talento di Missoula, ma questa è un’altra storia. Pellicola maledetta e fuori dal tempo “Eraserhead”, costata all’artista 5 anni di riprese ininterrotte e diverse traversie economiche dovute al suo maniacale perfezionismo. Girato in un elegantissimo bianco e nero da tre operatori: Frederick Helmes, Herbert Cardwell e, non accreditato, dallo stesso Lynch, il notevole lavoro sulle luci dona al film un’atmosfera plumbea, piena di volti, fumi industriali e rimandi pittorici (Francis Bacon e Oskar Kokoschka su tutti), molto vicina alle migliori opere dell’avanguardia espressionista tedesca come “Il Gabinetto Del Dottor Caligari” (1920) di Robert Wiene. Nonostante la durata sia di soli 88 minuti il montaggio (dello stesso regista) dilata i tempi in maniera aberrante e, pur girando con uno stile che è quanto di più classico (vedi Billy Wilder), le sequenze corrompono lo spettatore trascinandolo in un incubo post-surrealista senza soluzione di continuità. Non è stato pensato ma intuito. “Amo l’elettricità degli anni ’40 e ’50 e amo l’industria con le sue ciminiere”. Perfetta la colonna sonora composta da Lynch con l’aiuto di Peter Ivers e un vecchio motivo di Fats Waller. Il sound è cupo, sperimentale e incessante, ricco di rumori e suoni appartenenti ad un microcosmo di fabbriche e cantieri, un sonoro costruito all’avanguardia e contemporaneo al primo gruppo musicale “Industrial” della storia, gli inglesi Throbbing Gristle, stesso noise, stesse atmosfere. Chi è “l’uomo dello spazio” col viso sfigurato? Una leva viene azionata e il tipografo “Henry” (Jack Nance, ottimo) fa la sua comparsa in una fredda e nebbiosa realtà. Il poliedrico artista americano mette in mostra quasi tutte le ossessioni tipiche della sua filmografia: lampade (funzionanti o difettose), arredamenti classici ed eleganti, vecchi giradischi, tende e oscuri corridoi dove la gente scompare e compare dal buio. Una recitazione degli attori alienata, a volte distante. Infine la paura. Paura venuta dall’ordinario, paura che riflette la nostra immagine … la nostra metà oscura. “Henry” uccide il figlio deforme che anche dentro se stesso. Un estremo atto di violenza e il film scivola lungo una spirale, adesso “l’uomo dello spazio” ride! Tante le sequenze disturbanti, stranianti, come quella dove il protagonista va a cena dalla sua ragazza “Mary” (Charlotte Stewart). Il padre allucinato cucina dei polli meccanici che muovendo le cosce grondano sangue, mentre sia “Mary” che sua madre hanno crisi epilettiche. Jack Nance e Charlotte Stewart li rivedremo in “Twin Peaks”. Sublime e di rara bizzarria il sogno/incubo che spiega il significato del titolo. Una leggenda metropolitana vuole che l’orribile figlio di “Henry” (simile alla testa di un coniglio scuoiato) non fosse del tutto finto! Il regista ha sempre manifestato una forte irritazione per chi svela i segreti artistici e tecnici del cinema (è contro i contenuti extra dei dvd o blu ray) e su chi interpreta in modo univoco una sua opera: “Non importa quanto sia strana una storia, appena si comincia ad entrarci, si comprende che questo mondo ha delle regole e che queste regole vanno rispettate”. David Lynch ha sacrificato ad “Eraserhead” (il film preferito da Stanley Kubrick, che lo faceva proiettare continuamente durante la lavorazione di “Shining”) tutte le sue risorse rischiando sovente il tracollo finanziario e, nonostante il parere contrario di parenti ed amici (che hanno a loro volta finanziato l’opera insieme a questo incredibile artista, che consegnava giornali per mantenere vivo il suo incubo), non è riuscito ad abbandonare il progetto; come se potesse liberarsi dal mondo claustrofobico di “Henry” solo portando a termine il finale, tratto da un passo a noi sconosciuto della Bibbia … non ci riuscirà neanche dopo. Questo è solo l’inizio. L’opera, selezionata per la conservazione dal National Film Registry, è stata presa a modello dal grande regista giapponese Shinya Tsukamoto per il suo film più famoso, “Tetsuo” (1989) esempio esplicito e sessuale della deriva “cyberpunk”. Vedere scorrere sullo schermo le immagini di “Eraserhead” è come ascoltare con “il famoso” vecchio giradischi i Joy Division o leggere Edgar Allan Poe, Howard Phillip Lovecraft, Charles Baudelaire e James G. Ballard … una bellissima inquietudine, terribile e malinconica insieme, tragicamente bella. David Lynch ti accompagna fino alle soglie della luce e poi ti sprofonda nel buio … ci sono solo fantasmi ora, usciti da un radiatore, su un palcoscenico, che continuano ad aleggiare nel mondo, come vapore che poi scompare, come nebbia, ombre … Anime in pena in una notte nera. “In Paradiso va tutto bene”.