Sarà ricordato come uno degli autunni più “caldi” quello del 2010. Oggetto del contendere manco a dirlo la riforma Gelmini e i tagli alla cultura derivanti dalla manovra finanziaria targata Tremonti. In tutta Italia è montata la protesta con cortei, mobilitazioni di universitari e studenti medi, sit-in corroborati dalla presenza anche di docenti e ricercatori. Anche in Basilicata la spirale anti Gelmini si è ritagliata il suo spazio, a Potenza come a Matera. Se da un lato nel capoluogo di regione gli universitari hanno montato tende canadesi “presidiando” il tetto del Campus di Macchia Romana per manifestare il proprio dissenso nei confronti del Ddl Gelmini, –(passato alla Camera, ma al momento di andare in stampa in procinto di passare anche al Senato in base alla fiducia o meno di cui sarà oggetto il Governo Berlusconi, ndr) – dall’altro gli studenti medi (circa un migliaio) hanno occupato vari locali del Campus, tra cui l’Aula Magna. Quest’ultima ha inoltre subito danneggiamenti dovuti probabilmente anche alla presenza di infiltrazioni esterne (in merito ci sono indagini portate avanti dalla Digos) avulse dalla protesta studentesca.. “Emergenza Unibas”, “No alla riforma Gelmini” ma anche “Né rossi, né neri ma liberi pensieri”. Questi in sintesi gli slogan che hanno contraddistinto la protesta. Politicizzati o meno. Sul balcone del teatro Stabile ad esempio, si è assistito a strascichi sessantottini, con l’esposizione della stella rossa di stampo “sovietico” a campeggiare su uno striscione.
Laboratorio Reset, Rete e Giovani Democratici a “colorare” la protesta a sinistra. Gli “Studenti per le Libertà” invece, a marchiare il proprio orientamento pro riforma a destra. Perché alla fine c’è anche chi a questa riforma ci crede, appoggiandola in toto perché va a premiare la “meritocrazia degli studenti”, elimina gli “sprechi con tagli a corsi di laurea inutili”, mette alle corde “parentopoli e baroni”. Insomma tanta carne a cuocere per un film che da anni continuiamo a vedere. Le generazioni cambiano ma la storia tutto sommato si ripete.