E’ fuori di luogo, di fronte i problemi imposti dalla crisi economica, porre attenzione ai problemi della politica che sembra riaffacciarsi in agenda da qualche mese a questa parte? Probabilmente no se , uscendo dalla logica dell’antipolitica, si riconosce il nesso indissolubile tra le cose. Anzi, proprio i sommovimenti politici sembrano aver accelerato il tavolo per le Regioni e le promesse del governo di un impegno per il sud. Dalle dichiarazioni del Presidente De Filippo emerge, però, che si tratterebbe piuttosto di una dichiarazione di attenzione a quella serie di progetti di cui il Mezzogiorno ha in realtà necessariamente bisogno. Per quanto riguarda i finanziamenti si fa, però, riferimento a fondi ancora non certi o allo sblocco dei fondi FAS, comunque a soldi che vengono spostati da una parte e dall’altra. FAS è il Fondo per le Aree Sottoutilizzate attivato come strumento di finanziamento del governo italiano per le aree sottoutilizzate del paese, istituito dalla Legge Finanziaria 2003 e modificato dalla Legge Finanziaria 2007 con la previsione di una programmazione unitaria del fondo per il periodo 2007-2013. Richiamato più volte dal governo, ripescato per il precedente promesso piano per il Mezzogiorno da 40 miliardi, il fondo FAS fa ora da sponda per la nuova promessa di piano da 100 miliardi. Dopo i ritardi le attuali dichiarazioni sul sud mostrano che il governo nazionale tenta di recuperare, con una rincorsa affannosa, in termini di credibilità per arginare il terremoto politico che si va, al momento, determinando.
Qualcosa si muove nella politica. Il terzo polo.
Quello che si va determinando nell’area di centro tra i due poli è il segno di una crisi di sistema che rimette in discussione la distribuzione dei ruoli, di governo e di opposizione e, soprattutto, i meccanismi di aggregazione, di condivisione e, alla fine, di compartecipazione, non solo fra tesserati, appartenenti e sodali ma anche fra gli elettori. E’ un sommovimento che viene da lontano, conseguenza di un dibattito che a livello nazionale, a tratti in modo soffocato o sotterraneo ha continuato da più di quindici anni a svilupparsi.
Non è una questione inerente al solo centro destra né un dibattito tutto interno. Con il favore della crisi che investe la maggioranza e delle difficoltà di chiarimento e d articolazione interna nel centro sinistra , nel PD e nelle forze ridotte ad essere extra parlamentari, alla luce dei mutamenti che inesorabilmente investono il nostro paese in questa epoca di crisi, si evidenzia, pare in modo chiaro ed improcrastinabile, il quesito se oggi sia ancora Berlusconi indispensabilmente funzionale, come all’epoca in cui lo si fece scendere in campo. Fini ed i suoi che hanno, di fatto, posto questo problema in modo chiaro rispondono di ritenere di no. Casini,da parte sua, sembra aggiungere altro, ridando voce e forza al partito degli insoddisfatti dell’attuale sistema politico e, soprattutto, del sistema elettorale; riprende ciò che movimenti e singoli cittadini non nascondono, di ritenere una feritacostituzionale il fatto chedeputati e senatori siano designati dall´alto e non siano eletti dai cittadini, con una violazione dell’art. 1 della Costituzione e della sovranità popolare.
Nostalgia o prove di confronto tra ex, nell’area di centro sinistra?
Sembrerebbe un incontro tra nostalgici e afflitti da rimpianto. Eppure, a ben ascoltare si colgono segnali interessanti.
Si parla di occasioni mancate, a Roma, in occasione di due eventi che sembrano concordare sulla necessità di riprendere il “filo del discorso”. Il primo è legato alla presentazione del libro di Valentine Lomellini, L’appuntamento mancato. La sinistra italiana e il dissenso nei regimi comunisti, 1968-1989,Le Monnier, 2010, organizzato dalla Fondazione Nenni e dalla Fondazione Gramsci, il 17 novembre. E’ l’occasione per Silvio Ponza , Tamburrano di ragionare sui rapporti tra PCI e PSI all’epoca del dissenso, a cominciare dai fatti d’Ungheria. L’altro evento, di due giorni, è a palazzo S. Macuto, presso la sala degli atti Parlamentari, il 18 e 19 novembre, su Socialisti e Comunisti negli anni di Craxi. Luciano Cafagna, Craveri, Luigi Covatta, Armando CossuttaClaudio Signorile, Marc Lazar, Luciano Pellicani, Silvio Pons, Antonio Guiso, Andrea Romano, Rino Formica, Macaluso, Alfredo Reichlin, Gennaro Acquaviva, Petruccioli, Occhetto, Simona Colarizi e tanti altri, ragionano sulle occasioni mancate per uscire dalla contrapposizione tra PCI e PSI, dal dopoguerra in poi sino all’epoca di Craxi, e fondare una sinistra riformista importante nel nostro paese. A chi è giovato o continua a giovare il duello a sinistra senza vincitori?
La capacità del PD e delle formazioni di sinistra, ridotte ad essere extra parlamentari in barba alla loro cultura e tradizione improntata al riformismo, di cogliere il momento adatto a far convergere le loro energie per ridare corpo nel pluralismo ad un progetto credibile o, viceversa, la scelta del PD di cedere nuovamente alla riformulazione della “vocazione maggioritaria” e della autosufficienza, segneranno la politica ed il nostro paese nei mesi e, probabilmente, negli anni futuri.
Bipolarismo e sistema elettorale
Che lo si condivida o no, il dato più eclatante è che non se ne è inteso il senso. Nel sistema bipolare il risultato elettorale dovrebbe rappresentare un paese, o cercare di rappresentarlo, distribuendolo tra un a parte maggiore ed una minore. Possibilmente dovrebbe dare una visione distributiva, semplificata al massimo, delle diversità di formazione culturale, sociale, politica, economica, ideologica, di convinzioni religiose e civili. Evidenzia tuttavia le diversità, non le annulla. Il nostro sistema bipolare viene letto, invece, come garnzia assolutistica di una parte. A complicare le cose, il sistema elettorale, detto il porcellum, contraddice che il popolo sia sovrano né ne rispetta la dimensione pluralistica e ricca di culture e visioni diverse e alternative della vita, della esistenza, della storia. Il bipolarismo ha una valenza solo se garantisce tutte le parti. Il consenso elettorale che sia ottenuto al 56% o al 30% o qualunque altra percentuale in maggioranza non può annullare quel 44% o qualunque altra percentuale dei cittadini che tra astensionismo o voto ad altre formazione continui ad esprimere una sua diversità ed esiga il riconoscimento e l’ascolto delle istanze espresse. Al momento l’attuale sistema elettorale, invece, fa dei parlamentari degli agenti dei capi di partito che li hanno messi seguendo un criteri di lista funzionale a non farne rappresentanti della nazione come prevede l´articolo 67 della Costituzione ma soggetti totalmente privi di autonomia e di autorevolezza anche rispetto a coloro che ve li hanno messi. Il Parlamento risulta depauperato. Il rischio è che si scivoli verso altro sistema politico.
Le critiche che vengono prodotte ed il sommovimento politico cui il nostro paese assiste, probabilmente con una attenzione maggiore di quanto si sia riscontrata nel passato, convergono sul fatto che il nostro bipolarismo è malato o è nato malato. Nei poli, infatti, avvengono spostamenti di gruppi in una fase che naturalmente non sarebbe elettorale salvo a diventarlo per gli spostamenti stessi e le difficoltà in atto nel centro destra; c’ è un progetto di costruire un centro; non ha garantito stabilità, né ha facilitato mutamento nei governi, circolazione del ceto politico, alternative programmatiche. Nemmeno le primarie, praticate nel centro sinistra, risultano convincenti per mancanza di regole oggettive e di un controllo dei votanti. I sommovimenti in atto, a questo punto, sembrano, invece, dato una scossa ad una situazione irrigidita.
La Basilicata è ugualmente e direttamente coinvolta per la presenza attiva di forze che si riconoscono di centro, come Fli, Udc, Api. Potrebbero essere orientati in questo senso spezzoni del PD. Se le cose dovessero procedere nella direzione del terzo polo si potrebbe assistere ad un rimescolamento della situazione, a possibilità di aggregazioni, convergenze e ridistribuzioni che cambierebbero il quadro. C’è un nesso con le scelte sin qui fatte dal Presidente De Filippo sia nella definizione della giunta sia con almeno una delle recenti nomine? Resterebbe anche da capire, poi, il ruolo che il terzo polo potrebbe aspirare a darsi nel tripolarismo ottenuto, se ambiziosamente votato a ricoprire quello che fu della DC o a rinforzare uno dei due poli precedenti.